SINGAPORE/LONDRA (Reuters) - I prezzi del greggio sono sostanzialmente invariati, intorno ai massimi di metà 2015 raggiunti ieri, con la forte produzione di Stati Uniti e Russia bilanciata dai disordini -- ormai giunti al sesto giorno -- in Iran.
** Intorno alle 12,05 il futures Brent avanza di 16 centesimi a 66,73 dollari al barile. Il West Texas Intermediate (WTI) sale di 15 cent a 60,52 dollari al barile.
** Ole Hansen, responsabile delle strategie per le materie prime della danese Saxo Bank, spiega che "diversi ma temporanei stop alla produzione, come i problemi alla North Sea Forties e un oleodotto libico e le proteste in Iran... hanno contribuito a creare una scommessa speculativa record".
** Hansen aggiunge che con la risoluzione dei problemi degli oleodotti e con le proteste in Iran che non mostrano impatti sulla produzione petrolifera, c'è la possibilità di un'inversione di tendenza a inizio 2018, soprattutto a causa dell'aumentare della produzione Usa.
** Tuttavia, David Madden, analista di CMC Markets, ritiene che le preoccupazioni per le proteste in Iran manterranno i prezzi stabili e dovrebbero evitare un'ondata di vendite perché gli operatori terranno in considerazione il rischio potenziale.
** Le forniture di greggio restano abbondanti. La produzione Usa C-OUT-T-EIA è aumentata di quasi il 16% da metà 2016, raggiungendo 9,75 milioni barili al giorno alla fine dello scorso anno.