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Dollaro al top di 6 mesi nella settimana delle banche centrali. Le previsioni

Pubblicato 18.09.2023, 13:28
Aggiornato 18.09.2023, 13:28
© Reuters

Il dollaro Usa Future Indice del Dollaro sta sfiorando i massimi degli ultimi sei mesi lunedì 18 settembre, proprio nella settimana in cui sono attese le decisioni sui tassi d’interesse delle banche centrali di Stati Uniti, Inghilterra e Giappone.

L’Indice del Dollaro, che tiene conto del rapporto tra la valuta e le sei principali controparti, la settimana scorsa ha toccato 105,40, su livelli che non raggiungeva da novembre 2022.

Per quanto riguarda l’euro, il rapporto con il dollaro sta rimanendo pressoché invariato lunedì mattina con il cambio EUR/USD che oscilla intorno all’1,06. Causa festività rimane stabile anche lo Yen USD/JPY, che scambia a 147,65 contro il dollaro.

Allo stesso modo, rimane invariata la sterlina inglese GBP/USD, scambiata al momento a 1,24 dollari.

La valuta britannica potrebbe però subire oscillazioni dopo la riunione della BoE. Prevediamo che la Bank of England alzerà i tassi di 25 punti base (pb) e che la Banca del Giappone confermi la politica in essere”, commenta Sean Shepley, senior economist Allianz (ETR:ALVG) Global Investors.

Anche per quanto riguarda la Federal Reserve l’esperto prevede che verrà presa la decisione di mantenere i tassi di interesse invariati, tuttavia la stretta potrebbe non aver ancora raggiunto il picco. “Prevediamo che le sue previsioni continueranno a segnalare un ulteriore rialzo prima di fine anno e potenzialmente a ridurre le attese sui tagli dei tassi nel 2024”, conclude Shepley.

Della stessa idea è Mark Dowding, fixed income cio, RBC BlueBay AM, secondo cui “la prospettiva di un ulteriore inasprimento della politica monetaria da parte della Fed resta in gioco nel quarto trimestre”. Tuttavia, spiega, “ci aspettiamo una pausa nella prossima riunione di settembre, poiché la traiettoria dei rialzi diventa più ridotta e la politica monetaria si sposta ulteriormente in territorio restrittivo”.

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Per quanto riguarda la decisione della banca centrale inglese, “se la crescita deluderà e l’inflazione si manterrà intorno al 5%, la Bank of England potrà procedere a un ulteriore rialzo per il momento, ma con il rischio di dover attuare una nuova stretta se l’inflazione dovesse riaccelerare ancora una volta a causa dei “second round effects”, ovvero un’incorporazione dell’aumento dei prezzi all’interno delle negoziazioni salariali”, spiega il gestore di RBC BlueaBay.

Per questo motivo, sottolinea, “Riteniamo che la sterlina finirà per sopportare parte della pressione e quindi rimaniamo strutturalmente negativi sulla valuta, anche se si tratta di una scommessa che non ha dato grandi soddisfazioni da inizio anno”.

Infine, guardando al Giappone, Dowding concentra l’attenzione sulla pressione che sta subendo lo Yen in seguito alla decisione della banca centrale di tenere i tassi d’inflazione invariati. Da quando si è insediato in aprile, il governatore Ueda ha mantenuto un atteggiamento dovish ed è apparso riluttante a sostenere un cambiamento di politica monetaria”, commenta l’esperto.

Dunque, anche in contesto in cui l’inflazione core si attesta al 4% e l’aumento dei prezzi sembra estendersi a tutta l’economia, “non crediamo ci sarà alcun cambiamento di politica monetaria alla riunione di settembre”. Tuttavia, prosegue, “a ottobre, riteniamo che le proiezioni sull’inflazione saranno riviste al rialzo e che una dichiarazione sul raggiungimento di un’inflazione sostenibile al 2% potrebbe essere il pretesto per un’ulteriore mossa di politica monetaria. Riteniamo che il controllo della curva dei rendimenti potrà essere eliminato o reso superfluo in quel momento”.

Nel frattempo, conclude “prevediamo che il primo rialzo dei tassi della Bank of Japan al di sopra dello 0% avverrà prima della fine di quest’anno”.

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