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Dollaro su contro euro e sterlina; riflettori su Fed e trattative con la Cina

Pubblicato 28.01.2019, 09:27
Aggiornato 28.01.2019, 09:27
© Reuters.

© Reuters.

Investing.com - Il dollaro sale contro l’euro negli scambi europei di questo lunedì mattina, dopo i dati deludenti pubblicati dall’istituto di ricerche tedesco Ifo.

Secondo il report, le aspettative sulle esportazioni nella principale economia della zona euro sono crollate a gennaio, poco meno di una settimana dopo la pubblicazione del seguitissimo indice sulla fiducia delle imprese in Germania che è sceso al minimo di due anni e mezzo.

“Il barlume di speranza di dicembre nel settore automobilistico si è spento all’inizio dell’anno”, ha affermato l’Ifo in un comunicato stampa.

“Le prospettive sono peggiorate notevolmente. E lo stesso vale per il settore chimico. Difficilmente si prevede una crescita delle esportazioni dagli altri due settori chiave: il settore elettrico e quello dell’ingegneria meccanica”.

Inoltre, la Banca Centrale Europea ha affermato che il tasso di crescita dei prestiti al settore privato nella zona euro è rimasto al 3,3% a dicembre, deludendo le attese di un lieve rialzo.

Il dollaro non ha ancora mostrato un trend definito contro l’euro quest’anno, dopo che sia la Federal Reserve che la BCE sono state costrette dal rallentamento ad adottare una posizione più cauta. Il biglietto verde è sceso venerdì sulla scia della proposta di alcune misure per far ripartire il governo federale USA, notizia che ha incoraggiato gli investitori ad assumere maggiori rischi.

Alle 04:10 ET (09:10 GMT), l’euro scende dello 0,1% contro il dollaro a 1,1408.

L’indice del dollaro, che ne replica l’andamento contro un paniere di altre sei principali valute, è in lieve calo a 95,74, dopo essere sceso dello 0,8% venerdì.

“La direzione generale del dollaro è ancora in discesa e i mercati attendono indicazioni dal FOMC questa settimana”, afferma Sim Moh Siong, esperto di strategie monetarie della Banca di Singapore. Le principali valute dovrebbero restare in range stretto in vista dei due eventi chiave di questa settimana: la conclusione del vertice del Federal Reserve’s Open Market Committee mercoledì e il discorso del Presidente Jerome Powell, che dovrebbe prendere atto dei crescenti rischi per l’economia USA man mano che si indebolisce lo slancio globale.

Inoltre, una delegazione di funzionari cinesi arriverà negli Stati Uniti per le trattative mirate a ridimensionare lo scontro commerciale tra i due paesi.

La sterlina riprende fiato

Intanto, in Europa, la sterlina si ferma a riprendere fiato dopo aver registrato la settimana migliore in due anni contro il dollaro. È schizzata di oltre il 2,5% con i legislatori britannici che sembrano essere vicini ad assicurarsi che il paese non lasci l’UE a marzo senza alcun accordo di transizione.

Tuttavia, permangono delle differenze fondamentali all’interno del governo britannico riguardo alla Brexit e le notizie dei giornali nel weekend hanno suggerito che il governo non è affatto vicino alla risoluzione dell’attrito con l’UE per quanto riguarda la questione del confine irlandese.

La Camera dei Comuni britannica voterà una serie di strade alternative per la Brexit domani.

Il cambio GBP/USD scende dello 0,2% 1,3177 contro il dollaro e dello 0,1% contro l’{{|euro}} a 1,1551.

L’impennata dello yuan aiuta aussie e “kiwi”

Sui mercati asiatici, l’impennata dello yuan ha spinto anche il cambio AUD/USD, con l’aussie salito dello 0,18% contro il dollaro a 0,7195.

Il dollaro neozelandese, cosiddetto kiwi, è in salita dello 0,3% a 0,6859.

Il cambio USD/JPY va su dello 0,2% negli scambi della mattinata asiatica a 109,34.

Il dollaro è schizzato dell’1,2% contro lo yen nelle ultime due settimane. La decisione della Banca del Giappone di tagliare le previsioni sull’inflazione la scorsa settimana, confermando la sua politica monetaria accomodante (come previsto) non è stata d’aiuto allo yen.

Inoltre, gli investitori nipponici sono stati acquirenti netti di bond stranieri nelle ultime due settimane, alimentando la domanda del dollaro. E questo probabilmente spiega perché lo yen, tradizionale valuta rifugio, non si è apprezzato in questo periodo malgrado i rischi di un rallentamento economico globale che hanno spaventato gli investitori.

- Articolo realizzato con il contributo di Reuters.

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