Di Peter Nurse
Investing.com - Il dollaro statunitense ha ripreso la sua inarrestabile salita negli scambi europei di giovedì, mentre la sterlina è crollata con l’esaurirsi del rally di sollievo legato all’intervento della Banca d’Inghilterra nel mercato obbligazionario.
Alle 09:10 CEST, l’indice del dollaro, che segue l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di altre sei valute, è salito dello 0,8% a 113,438, rimbalzando vicino al recente massimo di due decenni di 114,653 dopo la peggiore sessione in più di due anni.
La Bank of England ha annunciato mercoledì un’operazione di acquisto di obbligazioni di emergenza, nel tentativo di sostenere il mercato dei gilt che è crollato, insieme alla sterlina, dopo che il nuovo governo britannico ha annunciato sostanziali tagli alle tasse, probabilmente finanziati da ingenti prestiti.
Di conseguenza, la valuta britannica ha registrato il maggior balzo da metà giugno, ma il rimbalzo non è durato a lungo: stamane il cambio GBP/USD è in calo dello 0,9% a 1,0787.
Questo metterà sotto pressione la BoE affinché decida di optare per un sostanziale rialzo dei tassi di interesse durante il vertice dei primi di novembre.
Per questo giovedì sono attesi gli interventi dei funzionari della Banca d’Inghilterra David Ramsden, Silvana Tenreyro e Huw Pill, che saranno seguiti con particolare attenzione.
Il cambio EUR/USD è in calo dello 0,7% a 0,9667, mentre il dollaro americano ha recuperato terreno dopo le perdite della sessione precedente.
Sulla moneta unica pesa anche la recente escalation della crisi energetica della zona euro, con la guardia costiera svedese che ha annunciato di aver scoperto una quarta fuga di gas dai gasdotti Nord Stream danneggiati.
L’Unione Europea sospetta che dietro le perdite nei gasdotti che trasportano il gas dalla Russia all’Europa ci sia un sabotaggio e ha promesso una risposta “forte” a qualsiasi interruzione intenzionale delle sue infrastrutture energetiche.
“L’attacco rappresenta un puro evento geopolitico, con gli investitori che attendono la risposta dell’Occidente e soprattutto dei russi”, hanno dichiarato gli analisti di ING.
La coppia USD/JPY è salita dello 0,4% a 144,69, rimanendo vicino al livello cruciale di 145, mentre l’indice AUD/USD, sensibile al rischio, è sceso dello 0,9% a 0,6466, dopo che i dati sui prezzi al consumo australiani hanno mostrato che l’inflazione annuale si è leggermente ridotta ad agosto rispetto a luglio.
Il cambio USD/CNY è sceso leggermente a 7,1983, con lo yuan che è rimasto vicino al livello più debole dalla crisi finanziaria del 2008, nonostante il tentativo della People’s Bank of China di rilanciare la valuta. Mercoledì la banca aveva dichiarato che la stabilizzazione del mercato dei cambi è la priorità assoluta.