Giovedì il dollaro USA ha mantenuto la sua posizione vicino ai massimi di 10 mesi rispetto a un paniere di valute principali. La forza del dollaro è stata sostenuta da
dai dati economici statunitensi ottimistici e dai commenti anticipatori dei funzionari della Federal Reserve. L'indice del dollaro statunitense, che misura il biglietto verde rispetto alle altre principali valute, si è aggirato intorno a 106,58 dopo aver toccato un picco notturno di 106,84, il livello più alto dal 30 novembre.
Il presidente della Federal Reserve di Minneapolis, Neel Kashkari, e diversi altri esponenti della Fed hanno messo in guardia i mercati sulla possibilità di ulteriori rialzi a causa dell'attuale forza economica degli Stati Uniti. Questo tono di cautela coincide con la sorprendente forza dei recenti dati economici statunitensi che sfidano le aspettative degli investitori per un rallentamento.
"Probabilmente stiamo assistendo a una riaccelerazione dell'attività economica", ha dichiarato Kyle Rodda, analista senior dei mercati finanziari presso Capital.com, rispondendo ai precedenti timori di una potenziale recessione negli Stati Uniti. Questa ripresa dell'attività ha anche spinto i rendimenti statunitensi verso l'alto, con i rendimenti decennali di riferimento che hanno raggiunto nella notte un nuovo massimo del 4,462%, il livello più alto dall'ottobre 2007.
La coppia dollaro/yen, particolarmente sensibile alle variazioni dei rendimenti dei Treasury statunitensi a lungo termine, soprattutto quelli a 10 anni, è rimasta al centro dell'attenzione degli investitori. Lo yen si è attestato per l'ultima volta a 149,48, leggermente al di sotto del nuovo minimo di 11 mesi di mercoledì, 149,71, ma ancora scomodamente vicino al livello psicologico di 150 per dollaro, un valore che i mercati considerano un potenziale fattore scatenante dell'intervento delle autorità giapponesi.
La valuta giapponese è stata ulteriormente schiacciata dall'impennata dei prezzi del petrolio, che mercoledì hanno segnato il massimo storico del 2023 a seguito del forte calo delle scorte di greggio negli Stati Uniti e delle preoccupazioni per la scarsità delle forniture globali.
Per quanto riguarda le altre notizie valutarie, l'euro si è allontanato dal minimo di mercoledì di 1,04880 dollari, il livello più basso dal 6 gennaio, mentre la sterlina britannica si è mantenuta appena sopra il livello più basso dal 17 marzo. Anche il dollaro australiano ha sentito la pressione dell'aumento dei tassi statunitensi, oscillando vicino a 0,6357 dollari contro il biglietto verde dopo essere sceso fino a 0,63320 dollari durante la notte.
Il presidente della Fed Jerome Powell parlerà giovedì, fornendo ai mercati ulteriori indicazioni sul futuro percorso della politica monetaria statunitense. Anche i dati australiani sul commercio al dettaglio, che verranno pubblicati in giornata, saranno oggetto di attenzione.
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