Investing.com - La domanda per lo yen giapponese, spesso considerato una valuta rifugio, sale negli scambi della mattinata europea di questo giovedì, dopo che il Presidente USA Donald Trump ha chiuso prima del previsto il summit sul nucleare con il leader nordcoreano Kim Jong-un.
Il cambio USD/JPY scende dello 0,2% a 110,75 alle 3:45 ET (08:45 GMT), riavvicinandosi al minimo di due settimane della seduta precedente di 110,34.
“Sostanzialmente, volevano che le sanzioni venissero eliminate del tutto e non possiamo permetterlo”, ha riferito Trump ai giornalisti.
“Abbiamo chiesto al Presidente Kim di fare di più e non è stato pronto a farlo”, ha aggiunto il Segretario di Stato Mike Pompeo.
All’inizio, sia Trump che Kim avevano espresso fiducia nei progressi per il miglioramento dei rapporti e sulla questione chiave della denuclearizzazione, nelle trattative svoltesi nella capitale vietnamita, Hanoi.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,1% a 95,93, mentre gli investitori attendono i dati sul PIL del quarto trimestre USA nel corso della giornata.
L’indice è sceso al minimo di tre settimane di 95,75 ieri, prima di segnare una ripresa in un clima di cautela per l’incertezza sui progressi dei negoziati USA-Cina.
Il Rappresentante per il Commercio USA Robert Lighthizer durante un’udienza al Congresso ha affermato che è troppo presto per prevedere l’esito delle trattative commerciali USA-Cina, in quelli che sono stati i suoi primi commenti pubblici da quando Trump domenica ha annunciato un rinvio dei dazi sulle importazioni cinesi.
“Si ritiene che le notizie sul commercio continueranno a influenzare il sentimento ancora per un po’. Le questioni sono complesse, i compromessi reali e le opinioni divise”, scrivono gli esperti di strategia di ANZ.
Intanto, la sterlina scende a 1,3290 dollari. È schizzata al massimo di sette mesi di 1,3351 dollari ieri, nell’aumento delle aspettative che sia meno probabile una Brexit senza accordo e che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea possa essere rinviata.
“I fattori pro e contro la sterlina sembrano basarsi per il breve termine sul fatto che il rinvio e le opzioni di una Brexit tranquilla possano portare ad un rafforzamento, mentre una hard Brexit comporterebbe dei cali significativi”, spiega Nick Twidale, direttore operativo di Rakuten Securities Australia a Sydney.
-- Articolo realizzato con il contributo di Reuters