Investing.com – Cresce l’attesa per la riunione Bce di domani. Con ogni probabilità, i tassi rimarranno invariati, ma i mercati guardano anche al tono che Christine Lagarde utilizzerà nella dichiarazione. La domanda è sempre la stessa, quand’è che Francoforte sarà pronta per allentare la stretta al denaro? E allora, per cercare di capire cosa è lecito aspettarsi, Investing.com ha raccolto i commenti degli analisti sul prossimo meeting della Banca centrale europea e sulle prospettive di politica monetaria.
Peter Goves, Head of Developed Market Debt Sovereign Research di MFS IM
Non ci aspettiamo alcun cambiamento nella politica della BCE in merito ai tassi o alla politica di inasprimento quando si riunirà questa settimana; è probabile che il tono della conferenza stampa rimanga orientato a mantenere i tassi fermi per tutto il tempo necessario a garantire che l'inflazione ritorni in modo duraturo in target.
Le prospettive di crescita continuano a essere contenute e i dati in arrivo suggeriscono che è ipotizzabile un dato negativo sul PIL del quarto trimestre, con la produzione industriale mensile, la spesa edilizia e le vendite al dettaglio tutte negative a dicembre. È quindi probabile che la Lagarde dichiari che i fattori di rischio per le prospettive di crescita siano al ribasso.
Per quanto riguarda l'inflazione, nonostante un piccolo rialzo al 2,9% dell'IAPC a dicembre e altre pressioni al rialzo a gennaio, il quadro generale è quello di un'inflazione in calo in un contesto in cui la trasmissione della politica monetaria sta avvenendo con decisione. Anche i sostenitori della politica restrittiva, come Schnabel, lo ammettono. Il calo dei prezzi dell'energia sosterrà anche la diminuzione dell'inflazione complessiva nei prossimi mesi.
A nostro avviso, la scarsa crescita prevista (con un'attività al di sotto del potenziale per molti trimestri a venire) e il calo dell'inflazione faranno sì che i tagli possano avvenire prima piuttosto che dopo. Dato l'inasprimento delle condizioni finanziarie e il raffreddamento del mercato del lavoro, un aumento dei tassi reali aumenta il rischio di un eccessivo irrigidimento. L'esatto momento dei tagli dipenderà ovviamente dai dati, che finora sembrano allinearsi a questa tesi.
Anche se molto è stato prezzato e ci si può aspettare una certa resistenza da parte della Lagarde, rimaniamo positivi sulla duration dell'area core dell'euro con una tendenza al rialzo. La politica del QT è stata attuata in modo prevedibile e trasparente e, nonostante la forte offerta, gli spread degli EGB si sono effettivamente ridotti. Non c'è stato alcuno "shock da QT" e, in considerazione di ciò, fatichiamo a vedere un catalizzatore in grado di favorire l’allargamento degli spread nel breve termine.
Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz (ETR:ALVG) Global Investors
Alla fine del 2023, la percezione del mercato che la Federal Reserve statunitense e la Banca Centrale Europea (BCE) avessero terminato il rialzo dei tassi ha alimentato un rally obbligazionario, in quanto gli investitori sono diventati sempre più fiduciosi di un imminente taglio dei tassi delle banche centrali. Al culmine di queste aspettative, a fine dicembre, il mercato stimava che la BCE avrebbe effettuato poco più di sette tagli, ciascuno di 25 punti base (pb), nel 2024, con una probabilità del 72% di un primo taglio a marzo 2024.
Da allora, diversi membri della BCE si sono espressi a favore di un calendario di tagli dei tassi più lungo di quello previsto dagli investitori.
Questi membri vanno dai più falchi del Consiglio direttivo, come Robert Holzmann e Joachim Nagel, al più moderato capo economista Philip Lane. Questi ripetuti avvertimenti hanno contribuito a moderare le aspettative del mercato. Tuttavia, tali aspettative sono ancora elevate: il 19 gennaio il mercato prevedeva quasi sei tagli dei tassi, con una probabilità dell'80% di un primo taglio dei tassi in aprile.
Ci aspettiamo che la riunione di politica monetaria di giovedì affermi l'atteggiamento cauto della BCE. La BCE dovrebbe ribadire che inizierà un ciclo di tagli dei tassi solo quando sarà del tutto sicura che l'inflazione tornerà al suo obiettivo di stabilità dei prezzi del 2% su base sostenibile.
Ma non siamo ancora a questo punto:
- Dopo aver toccato un minimo di +2,4% su base annua alla fine di novembre, i prezzi al consumo sono aumentati del +2,9% a dicembre.
- L'inflazione di fondo è aumentata ancora del 3,4% su base annua a dicembre.
E i rischi di rialzo rimangono:
- Gli aumenti salariali sono ancora previsti per quest'anno, dopo un aumento di oltre il 5% nel 2023 nella zona euro.
- Le tensioni geopolitiche, in particolare nel Mar Rosso, e i costi aggiuntivi derivanti dagli ostacoli al traffico marittimo.
La consapevolezza che la BCE sta adottando un atteggiamento molto cauto dovrebbe alimentare la correzione in corso dei rendimenti obbligazionari, anche se il potenziale di rialzo dei rendimenti a lungo termine rimane limitato in un contesto di forte appetito degli investitori per le obbligazioni. L'interesse degli investitori per le obbligazioni è testimoniato dalla notevole domanda di emissioni primarie all'inizio dell'anno.
Dopo aver ridotto la nostra esposizione alla duration durante il rally di dicembre per tornare a una posizione neutrale sui tassi in euro, stiamo sfruttando qualsiasi debolezza del mercato per aggiungere duration.
Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments
In Europa, l'inflazione dei prezzi è calata in maniera consistente verso la fine del 2023, ben al di sotto delle previsioni della Bce. Mentre per quanto riguarda l’inflazione salariale, le prospettive restano maggiormente incerte. La tornata salariale è appena iniziata e, sebbene ci siano buone ragioni per aspettarsi un forte rallentamento della crescita dei salari, la BCE vorrà aspettare di vedere i risultati. Per quanto la possibilità di una riduzione dei tassi ad aprile rimanga un’ipotesi valida, non è da escludersi che si debba aspettare la riunione di giugno per vedere un primo taglio effettivo.
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Laurent Denize e Jan Viebig entrambi Global Co-CIO di ODDO BHF Asset Management
L’inizio dell’anno tende a essere il momento prediletto, seppur arbitrario, per fare bilanci e previsioni. Inoltre, anche gli investitori azionari sembrano aver cambiato idea in questo nuovo anno dopo l'impressionante rally di fine 2023. Di conseguenza, i primi giorni di contrattazione sono stati dominati da prese di beneficio e perdite sui titoli vincenti dello scorso anno. Anche questa "dieta", però, come tante altre, difficilmente durerà tutto l’anno. Tuttavia, i mercati dei capitali sono partiti sottotono. Le aspettative di tagli dei tassi d’interesse che hanno sostenuto il rally devono materializzarsi prima che la festa possa davvero continuare. La domanda non è se vi saranno tagli dei tassi, ma piuttosto quando e di quanto. Con una crescita solida e migliori condizioni di finanziamento, la Fed può attendere un calo marcato dell’inflazione e agire con cautela. La situazione è più complessa per la BCE. La recessione incombe sull’Europa; i prestiti bancari sono in stallo e il Consiglio Direttivo è lungi dall’unanimità sul da farsi. Per questo si consiglia agli investitori di rivedere le proprie aspettative di rapida chiarezza e proseguimento ininterrotto del rally delle azioni.
Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
L’inflazione continua a essere protagonista delle prime pagine della stampa finanziaria: i dati di dicembre, pubblicati la scorsa settimana, hanno mostrato un leggero rialzo su base annuale rispetto ai numeri di novembre, rivelandosi leggermente superiori alle attese degli economisti.
Nel frattempo, diversi banchieri centrali negli Stati Uniti e in Eurozona hanno espresso il parere che i mercati stiano correndo un po’ troppo: molto probabilmente quest’anno i tassi scenderanno, ma forse non alla velocità che alcuni investitori si aspettano. Questo ha portato i rendimenti dei titoli di Stato a compiere un movimento al rialzo da inizio anno.
Questo ci ricorda che, se è vero che l’inflazione dovrebbe continuare a scendere verso il target del 2%, probabilmente non si tratterà di un processo semplice e l’ultimo chilometro verso il traguardo potrebbe nascondere qualche sfida. Le attese dei mercati sui tassi di interesse possono cambiare molto rapidamente e determinare le tempistiche di questi movimenti è decisamente complesso.
Sul fronte dell’inflazione, le notizie della scorsa settimana sono state positive: l’inflazione dei prezzi alla produzione nel Regno Unito e negli Stati Uniti si è rivelata inferiore alle attese e un simile trend dovrebbe progressivamente portare a una minore inflazione dei prezzi al consumo.
La differenza tra l’inflazione annuale dei prezzi al consumo e dei prezzi alla produzione può essere volatile, ma attualmente è ancora ben al di sotto della media dell’ultimo decennio.
Continuiamo quindi a prevedere un calo dell’inflazione, alla luce dei tassi più elevati che impatteranno sulla domanda dei consumatori. Un impatto che appare già chiaro nel Regno Unito, dove le vendite al dettaglio dello scorso mese sono state molto più deboli del previsto. Tuttavia, sarà necessario del tempo e i banchieri centrali probabilmente preferiranno muoversi con cautela. Al momento riteniamo che i primi tagli dei tassi si verificheranno verso la metà dell'anno, ma le previsioni andranno confermate in base all’andamento dell’economia.
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Felix Feather, economista di abrdn
È un paradosso perenne della politica monetaria: più una variazione dei tassi è attesa, meno diventa necessaria.
Le valutazioni di mercato suggeriscono che gli investitori hanno adottato le nostre previsioni di un ciclo di tagli significativo nel 2024, con conseguente allentamento delle condizioni finanziarie.
Tale allentamento potrebbe aumentare il rischio di una ripresa dell'inflazione, appena dopo un periodo di progressi significativi fatti dalla Banca Centrale Europea nella lotta contro l'inflazione. E con l'interruzione delle catene di approvvigionamento dovute al conflitto in Medio Oriente, i responsabili politici sono sempre più preoccupati che il ciclo altamente disinflazionistico dei beni possa essere sul punto di un'inversione di tendenza.
Poiché anche questa volta la BCE dovrebbe mantenere i tassi invariati, tutti gli occhi saranno puntati sulla forward guidance. Ci aspettiamo che questa, pur non essendo vincolante, sia favorevole alle attese del mercato che vedono ormai prossima una riduzione del tasso di policy. Ma non aspettiamoci una piena conferma delle aspettative del mercato: quasi certamente la BCE lascerà intendere che le aspettative del mercato di almeno cinque tagli dei tassi quest'anno siano eccessive.
Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price
Questo giovedì la Bce si riunirà e deciderà la politica monetaria. Mi aspetto che mantenga invariati tutti i parametri di politica monetaria. Ma in termini di comunicazione, è probabile che dica chiaramente che il percorso dei tassi di interesse prezzati dai mercati continui ad essere troppo aggressivo. I mercati monetari prezzano un allentamento in termini di politica monetaria troppo marcato. Già a Davos, i funzionari della Bce hanno tentato di spiegare ai mercati finanziari e al pubblico in generale che i tagli dei tassi arriveranno probabilmente più tardi di quanto attualmente previsto. Una comunicazione data in modo unanime. Anche i membri più dovish hanno sottolineato chiaramente che le informazioni necessarie per valutare l'opportunità di un taglio dei tassi non saranno disponibili prima della riunione di giugno della Bce. In effetti, i resoconti della riunione di dicembre, resi noti la scorsa settimana, mostrano chiaramente che il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di opporsi in modo unanime a quanto prezzano i mercati. Mi aspetto quindi che la Bce, pur continuando a ribadire la propria dipendenza dai dati, sottolinei con forza che i dati che le permetteranno di valutare se può iniziare a tagliare i tassi non saranno disponibili prima di giugno.
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