Di Giulio Zangrandi
Nonostante il calo dell’inflazione si faccia più netto, cresce il timore che la contrazione dell’economia colpisca anche l’altra sponda dell’Atlantico nell’anno venturo. Per gli asset manager, sarà un fenomeno di lieve entità. Ma la costruzione di portafoglio richiede prudenza e attenzione alle dinamiche geopolitiche
Le sorprese positive provenienti dai dati americani potrebbero non bastare a risollevare le prospettive macro per il 2024. Dopo l’Europa, già avviata a tutta velocità verso una contrazione dell’economia, anche gli Stati Uniti rischiano infatti di finire in recessione tecnica. Ne sono convinti molti asset manager, che nei loro outlook sull’anno venturo vedono una riduzione del Pil a stelle e strisce già entro il secondo trimestre. Un’ipotesi che induce alla cautela nelle strategie di portafoglio, specie per quanto riguarda l’obbligazionario.
Effetto paracadute dai consumi. Ma pesa la variabile urne
Il copione macro del 2024 scritto da Vontobel Asset Management nel suo winter outlook ha, ad esempio, delineato un quadro in chiaroscuro. A introdurre la view della casa di gestione sul quadro macro dei prossimi 12 mesi è stato il direttore esecutivo, nonchè head of Hybrid Portfolio Management, Gianluca Ungari. Dal su punto di vista, l’inflazione è destinata a calare per raggiungere l’intorno del 2% entro fine anno su ambo le sponde dell’Atlantico. Una dinamica che scaturirà dal ribasso di beni energia e dai più resistenti servizi ma che non sarà comunque sufficiente a salvare i mercati dallo spettro dalla recessione. Tanto che la contrazione dovrebbe colpire anche gli Stati Uniti e già a partire dal secondo trimestre, come fanno intuire i tempi medi di trasmissione delle decisioni di politica monetaria al tessuto produttivo. “Si tratterà però di un fenomeno soft”, ha spiegato Ungari, precisando che “ad attenuare il rallentamento saranno soprattutto le consistenti spese dei consumatori a stelle e strisce”.
Di disordine globale ha invece parlato Amundi e, in particolare, l’head of Investment Institute della società Monica Defend. “Si tratta dello scenario successivo a quello che chiamavamo new normal. Parliamo di un contesto nuovo, scandito da transizioni a livello non solo energetico ma anche geopolitico e di opportunità”, ha detto. In questa cornice, l’esperta intravede una contrazione del Pil americano nei primi due trimestri non senza sottolineare il peso dall’appuntamento elettorale. Per quanto riguarda l’inflazione non c’è da sedere troppo sugli allori secondo l’esperta. Non solo, però. Perché anche il fronte dei prezzi può rivelare sorprese sgradite, secondo la casa. “I dati della settimana scorsa sono buoni”, ha detto Defend, “ma secondo noi non si tratta di un processo lineare e potremmo avere ancora letture dei tassi in rialzo”.
Portafoglio, non sarà (ancora) l’anno dei bond
Con riguardo alle strategie di portafoglio, Ungari è partito da uno sguardo sul passato. “La recessione che tutti temevano a inizio 2023 non si è verificata e l’inflazione ballerina fatto sì che la parte lunga del reddito fisso restasse un’asset class di difficile gestione nonostante ci si attendesse il grande ritorno dei bond”, ha detto il manager. Una situazione che, dal suo punto di vista, non si discosta eccessivamente dal quadro attuale: “Anche per via di una politica fiscale espansiva e della molta liquidità ancora nel sistema, restano alcuni elementi di incertezza. A partire da tempistiche ed entità dei tagli ai tassi operati dalle banche centrali, con la variabile elettorale che potrebbe spingere la Federal Reserve americana a limare i costi del denaro prima e in misura maggiore di quanto previsto”. Ecco quindi che, ha spiegato il dirigente di Vontobel, “una classica strategia bilanciata non funzionerà perché “i bond non possono più essere pensati come paracadute dalla resa sicura e senza volatilità ma vanno giudicati un asset class da inserire in funzione del rapporto rischio-rendimento”. Piuttosto, è stata la sua conclusione, “avrà senso aggiungere duration solo quando i mercati sconteranno l’ipotesi di una recessione”. Elemento di stabilizzazione per i portafogli della casa saranno piuttosto l’oro e le commodities.
Le scelte che sta compiendo Amundi tengono invece in considerazione temi di lungo periodo e temi di natura più ciclica. “L’allocazione per Paese”, fa sapere Monica Defend, “è diventata più strategica alla luce del contesto che stiamo vivendo. A livello di temi ci concentriamo invece su tecnologia e salute che si riflettono in maniera diversa tra America, Europa e Paesi emergenti.” La matrice geografica, quindi, resterà centrale nei portafogli ma, a detta degli esperti, sarà da “ristrutturare” di volta in volta in base ai cambiamenti dello scenario, mentre la parte legata ai temi aiuterà a mantenere un core più solido nel portafoglio.