ROMA (Reuters) - Il voto in oltre 1.000 Comuni di domenica prossima sarà un test non tanto per il governo di Paolo Gentiloni quanto per le principali forze politiche, in attesa delle elezioni politiche.
Dopo la rottura di ieri del patto Pd, Forza Italia, Lega e M5s sulla legge elettorale, il voto sembra allontanarsi e si potrebbe arrivare a scadenza naturale di legislatura.
E' infatti improbabile, nonostante il testo della riforma torni da martedì in Commissione, che ci siano le condizioni per un nuovo accordo. Anche l'ipotesi di una riforma per decreto è tramontata. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, darebbe il proprio assenso solo a modifiche tecniche per decreto.
Il leader del Pd, Matteo Renzi, non è ottimista su un nuovo accordo, ribadisce il sostegno al governo e dice che "una legge elettorale c'è. Ha bisogno di alcuni accorgimenti tecnici". In questo caso si voterebbe con una legge sostanzialmente proporzionale sia alla Camera che al Senato.
In questa situazione il governo Gentiloni va avanti e si prepara al varo della manovra d'autunno, nonostante nelle ultime settimane la maggioranza che lo sostiene si sia sfaldata con Ap e Mdp sempre più in frizione con il Pd.
Stabilire il peso esatto dei vari partiti non sarà facile perché, a parte che nelle grandi città, alle elezioni amministrative prevalgono spesso le liste civiche, e il sistema di voto locale favorisce le coalizioni. Per il Movimento 5 Stelle, che corre sempre da solo, la tendenza sarà più chiara.
Il voto dell'11 giugno - con il ballottaggio per i Comuni più grandi fissato al 25 giugno - riguarda oltre 9 milioni di elettori e 25 capoluoghi di provincia.
A Parma, primo capoluogo amministrato dai grillini, si ricandida con una propria lista (e viene considerato favorito) il sindaco Federico Pizzarotti, espulso nel frattempo dal M5s.
A Genova i grillini hanno subito un duro colpo nei sondaggi dopo l'esclusione della candidata sindaca scelta dagli iscritti e poi sostituita con un esponente più gradito al leader Beppe Grillo. E il capoluogo ligure, storicamente amministrato dalla sinistra, potrebbe ora andare al centrodestra.
A Palermo, il sindaco Leoluca Orlando - già primo cittadino negli anni 90 - si ricandida con una lista che vede insieme centrosinistra e Ap, mentre il M5s è in difficoltà. Il movimento di Grillo sarebbe invece favorito nella partita per il governo regionale che si giocherà a novembre.
A Taranto, città dell'Ilva, amministrata in questi ultimi anni dal centrosinistra, il candidato grillino è tra i favoriti.
A Verona, città del sindaco ex leghista uscente Flavio Tosi, lo scontro è soprattutto nel centrodestra tra una coalizione con Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia e una lista che candida a prima cittadina la moglie dello stesso Tosi.
Tra le altre città capoluogo si vota al Nord a Belluno, Alessandria, Asti, Monza, Piacenza, La Spezia, amministrate dal centrosinistra; a Cuneo (a guida centrista) e a Gorizia (governata dal centrodestra), a Lodi e Padova (commissariate).
In Italia centrale vanno al voto L'Aquila, ancora alle prese col post-terremoto del 2009, Rieti (entrambe amministrate dal centrosinistra) e Frosinone (centrodestra).
Al Sud si vota anche a Lecce, Catanzaro e Trapani, tutte e tre governate dal centrodestra.
Le urne saranno aperte dalle 7,00 alle 23,00.
(Massimiliano Di Giorgio)