di Giuseppe Fonte e Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - Il piano del Tesoro di cedere entro fine anno a Cassa depositi e prestiti (Cdp) sue quote in Enav e Eni (MI:ENI) è al momento sospeso.
Secondo quanto riferiscono fonti governative e vicine al dossier, che confermano indiscrezioni del fine settimana, Eurostat avrebbe messo in questione lo status di Cdp, il cui bilancio non incide sul debito pubblico perché è fuori dal perimetro della pubblica amministrazione.
In genere, su richiesta di un governo, Eurostat è chiamata a verificare se una privatizzazione di questo genere avviene in condizioni di mercato, se in sostanza il prezzo che pagherebbe Cdp sia in linea con quanto pagherebbe un acquirente privato.
Il programma di privatizzazioni, secondo fonti, prevede che entro fine anno il Tesoro venda a Cdp il 50,37% di Enav e gran parte del 4,34% posseduto in Eni, con incassi stimabili in 2,5/3 miliardi di euro. Il target governativo per il 2017 prevede incassi pari allo 0,2% del Pil cioè, poco meno di 3,5 miliardi.
Le fonti parlano ora di contatti informali con Eurostat e di un parere della Banca d'Italia sull'ipotizzata cessione, che mette in guardia dal rischio di vedere incluse le passività di Cdp nel debito pubblico, visto nel 2017 al 131,6% del Pil.
Una delle fonti parla di situazione in divenire e si mostra fiduciosa su una soluzione positiva in tempi brevi.
Alla richiesta di un commento, un funzionario di Eurostat dice di non aver fornito alcuna opinione al governo italiano e che le indiscrezioni giornalistiche sono speculazioni su ciò che potrebbe dire.
Non è stato possibile per il momento avere un commento da Banca d'Italia.
Il Tesoro usa da anni Cdp come braccio finanziario per mettere a segno dismissioni del patrimonio pubblico.
Dal 2012 sono state trasferiti a Cassa, oltre a immobili pubblici per centinaia di milioni, le società Sace, Fintecna e Simest e, da ultimo , il 35% di Poste (MI:PST) italiane.
- Hanno contribuito da Roma Stefano Bernabei, da Bruxelles Francesco Guarascio