di Giselda Vagnoni
FIRENZE (Reuters) - L'avvio di un massiccio piano di acquisti di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea non deve allentare l'urgenza per i governi nazionali ad agire per rendere le rispettive economie più competitive.
Questo il messaggio lanciato a Firenze dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel a 48 ore dall'apertura delle urne in Grecia e il giorno dopo la riunione decisiva di Francoforte in cui Mario Draghi ha sfidato l'opposizione di Berlino al Quantitative Easing e deluso le aspettative di Roma per una piena mutualizzazione dei rischi.
I tedeschi temono che il QE possa essere utilizzato da alcuni Stati per concedersi l'ennesimo rinvio sulle riforme strutturali.
Gli italiani temono che la mancata condivisione dei rischi significhi che l'Unione monetaria è ancora lontana dall'essere completata e aggiunga frammentazione al sistema finanziario.
All'ombra del David di Michelangelo, però, Renzi e la Merkel raccolgono la sfida di Draghi e anche nella loro comunicazione, come nell'opera che li sovrasta, prevale l'armonia.
La prima battuta sul tema è del premier italiano, che nel gioco di ruoli fiorentino è il rappresentante degli Stati periferici dell'Europa.
"(Il QE) è un compromesso importante e significativo", esordisce.
"Si può sempre fare di più ma quel che è fatto è fatto e adesso bisogna lavorare. L'Italia metterà il turbo alle riforme. Nel 2015 non guarderò i sondaggi ma andrò dritto agli obiettivi. Per me la riforma più importante è quella della scuola".
La cancelliera, leader degli Stati del Nord Europa, non commenta la mossa della Bce di cui dice di voler rispettare l'indipendenza.
Avverte, però, che i 60 miliardi di euro di acquisti mensili "non devono frenare il fervore per le riforme" e che occorre "rimuovere tutti gli ostacoli alla crescita".
Rivolta al suo ospite, in compagnia del quale ha esplorato ieri notte il corridoio del Vasari e la Galleria degli Uffizi, dice di essere "profondamente convinta che l'Italia sfrutterà intensamente la possibilità di fare riforme".
I rappresentanti delle aziende tedesche presenti in Italia che ha incontrato in mattinata le hanno riferito che, grazie al Job Act, "ora possono assumere, non hanno più paura di costi incalcolabili".
Poi scandisce il concetto che cambiamenti devono essere realizzati "nei vari Paesi e non solo in Italia".
L'idea del governo di Berlino è che la politica monetaria possa servire a guadagnare tempo ma che solo economie reali sane possono garantire la crescita.
Gli interventi nazionali, dunque, non possono essere annacquati o rimandati perché più tardi arriveranno più tardi l'Europa intera uscirà dalla recessione.
Le parole della Cancelliera sembrano rivolte alla Francia, che come l'Italia in marzo potrebbe essere censurata dalla Commissione Ue, e anche alla Grecia che domenica potrebbe premiare il partito anti austerity di Alexis Tsipras.
L'esito del voto greco la Merkel lo commenterà da lunedì ma mostra sicurezza sul fatto che saranno trovate soluzioni visto che Atene "ha sempre mantenuto i suoi impegni".
L'ex sindaco di Firenze invita a non concentrarsi solo su quanto successo a Francoforte per farsi una idea di dove vada l'Europa.
Allarga la visuale e fa entrare nel quadro altri tre elementi: la decisione della Commissione europea di usare più flessibilità nell'interpretazione dei conti pubblici degli Stati membri, il piano Juncker sugli investimenti e il deprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro.
"Magari non sempre abbiamo le stesse opinioni sulle questioni economiche, Angela e io, perché veniamo da due storie diverse, da due partiti politici diversi. Ma credo che questi fattori siano il simbolo di un compromesso importante e significativo. I primi segnali che io giudico positivi", ha detto Renzi.
"Guai a chi pensasse di scalare la marcia. Questo impone di andare ancora più velocemente di essere ancora più determinati".