MILANO (Reuters) - Un nuovo prelievo sui profitti delle banche italiane non sarebbe giustificato in quanto gli istituti di credito sono già tra i maggiori contribuenti del Paese ed è importante non creare una percezione negativa sul settore.
Lo ha dichiarato il Ceo di Mediobanca (BIT:MDBI), Alberto Nagel, in un briefing sui conti annuali, rispondendo a una domanda sulle indiscrezioni odierne di alcuni quotidiani secondo cui il governo starebbe valutando l'introduzione di nuove tasse sulle banche, oltre che sulle assicurazioni, sulle società energetiche e sulle aziende di beni di lusso.
Lo scorso anno il governo Meloni ha scatenato un'importante sell-off sui titoli bancari annunciando a sorpresa un'imposta del 40% sui profitti delle banche, motivata con l'aumento dei tassi d'interesse.
Successivamente l'esecutivo ha fatto parziale marcia indietro dando agli istituti la possibilità di aumentare le riserve di capitale come opzione alternativa al pagamento dell'imposta.
Le istituzioni finanziarie italiane hanno scelto in massa di non pagare l'imposta straordinaria, accantonando almeno 4,5 miliardi di euro, 2,5 volte quello che il governo avrebbe incassato col prelievo.
"Le banche italiane contribuiscono in maniera rilevante al gettito fiscale e oggi credo siano tra le banche con la tassazione piu alta in assoluto. Non commento le scelte del governo. Ma oggi le banche sono un grande 'booster' alle entrate fiscali e far andar bene le banche e non provocare una percezione negativa va a vantaggio di tutta la comunità", ha detto Nagel.
In occasione dell'annuncio dei conti semestrali Intesa Sanpaolo (BIT:ISP) ha dichiarato che gli utili della prima metà dell'anno si tradurranno in un pagamento netto di imposte di 3,1 miliardi di euro per lo Stato.
(Gianluca Semeraro, editing Andrea Mandalà)