MILANO (Reuters) - Seduta pesante a Piazza Affari che come le altre borse europee risente di un clima di diffusa avversione al rischio per i timori di recessione e per la guerra in Ucraina che non conosce tregua.
Anche dai futures Usa le proiezioni per l'avvio dei mercati nel pomeriggio non sono delle migliori con i derivati su S&P500 e Nasdaq in calo di oltre l'1%.
"Il mood sui mercati è decisamente negativo, ci sono tante incognite, guerra, crisi energetica, inflazione. C'è poi l'impressione che l'Europa sia sfilacciata, ogni Paese affronta l'emergenza per conto suo e questo è un problema. Sarebbe meglio che ci fossero risposte unitarie, come ipotizzato ieri da alcune indiscrezioni", dice un trader.
La lettera si abbatte un po' su tutti i comparti
Intorno alle 12,45 l'indice FTSE Mib arretra dell'1,3%. Volumi poco sopra i 600 milioni di euro.
Tra i titoli in evidenza:
Scendono le banche, come in tutto il vecchio continente. L'indice milanese di settore cede il 2,2%, INTESA SANPAOLO (BIT:ISP) e UNICREDIT (BIT:CRDI) perdono tra l'1,7% e il 2,9%, va peggio BANCO BPM (BIT:BAMI) che perde il 3,5%.
Sempre molto volatile MPS (BIT:BMPS), in salita dell'1,2%, in attesa del Cda che si dovrebbe tenere oggi sull'aumento di capitale iperdiluitivo e ormai imminente.
TELECOM ITALIA (BIT:TLIT) cede il 2,9% dopo aver ritoccato i minimi storici a 0,1750 euro in seduta. Ieri Cdp Equity, Macquarie e Open Fiber, che insieme stanno valutando di presentare un'offerta sulla rete di Tim, hanno chiesto l'estensione dei tempi previsti per il Memorandum of understanding, mentre secondo il Sole è iniziata la gara per la cessione del 40% di Tim Enterprise. Secondo gli analisti di Banca Akros, la prima notizia è certamente negativa ma non coglie di sorpresa vista la distanza nelle valutazioni degli asset, mentre la seconda è un elemento positivo che fa sperare in un processo di vendita un po' più semplice.
Debole ancora il settore energia, condizionato dal calo dei prezzi del petrolio. ENI (BIT:ENI) perde il 2,75% e risente anche della revisione al ribasso delle stime di produzione della controllata norvegese Var Energi, che a sua volta cede quasi il 10%.
In forte calo SARAS che perde il 5,2% nonostante l'incremento dei margini di raffinazione, in particolare nel diesel, saliti la scorsa settimana a 17,2 dollari al barile da 10,8 della settimana precedente e con i margini che nel quarto trimestre si muovono al di sopra del livello record in media raggiunto nel secondo trimestre dell'anno. Secondo Mediobanca (BIT:MDBI) Securities, "gli investitori restano preoccupati sulla distruzione della domanda a cui si sta assistendo negli Usa, unita ai timori di un rallentamento economico che potrebbe essere globale nei prossimi mesi".
Resistono alle vendite titoli difensivi come CAMPARI (BIT:CPRI) (+1,2%), DIASORIN (BIT:DIAS) (+1%) e RECORDATI (BIT:RECI) (+0,5%).
(Giancarlo Navach, editing Sabina Suzzi)