MILANO (Reuters) - Seduta difficile a Piazza Affari che risente dei timori per una prolungata fase di recessione globale e di una seconda ondata di infezioni da coronavirus, nel momento in cui molti Paesi stanno riavviando le attività post lockdown. I nuovi focolai emersi in Corea del Sud e Cina sono motivo di preoccupazione a livello mondiale.
A penalizzare ulteriormente i mercati anche l'avvio negativo degli indici di Wall Street con il Nasdaq che ha di fatto cancellato il ribasso di inizio anno e quindi subisce l'effetto realizzi.
"Sui mercati restano i soliti timori sulla situazione generale del Covid e della sua espansione. Inoltre gli indici Usa stanno performando meglio di quelli europei e quindi gli investitori hanno iniziato a scaricare le posizioni", osserva un trader.
Ieri il presidente della Fed, Jerome Powell, ha detto che il percorso è altamente incerto e soggetto a significativi rischi al ribasso, mettendo in guardia da una recessione che potrebbe essere peggiore dai tempi della seconda guerra mondiale e chiedendo al Congresso nuovi supporti di tipo fiscale.
Intanto sul fronte interno ieri sera è arrivato il disco verde del governo, dopo ripetuti rinvii, al "decreto rilancio" da 55 miliardi di euro che mette in campo nuove misure a sostegno di famiglie e imprese, colpite duramente dalla crisi da pandemia.
Quanto alle materie prime, torna a salire il futures sul Brent che si porta sopra i 30 dollari al barile.
Stabile lo spread del rendimento fra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi intorno ai 236 punti base.
Fra i titoli peggiori, Exor (MI:EXOR) dopo il tonfo di ieri cede un altro 5% sulla scia dell'annuncio che la francese Covea si è ritirata dall'acquisto di PartnerRE, operazione da 9 miliardi di dollari.
Giù anche Fiat Chrysler (MI:FCHA) (-4%), male a Parigi Peugeot (-6,7%). Il settore auto europeo cede il 5% circa. Ieri sera le due case automobilistiche hanno reso noto di avere cancellato la distribuzione dei rispettivi dividendi ordinari, ciascuno da 1,1 miliardi di euro, alla luce dell'impatto dell'emergenza Covid-19. Le due società hanno invece confermato che le attività di preparazione della fusione paritaria procedono "positivamente". L'annuncio non ha colto di sorpresa il mercato che comunque sta penalizzando i titoli del comparto. Secondo il broker Fidentiis, "la notizia era attesa, considerando l'alto impatto negativo dell'emergenza da Covid-19 sulla posizione finanziaria dei due gruppi. Positiva la conferma che il closing della fusione è attesa nel primo trimestre del 2021 come nelle attese".
Travolte dalla lettera le banche con le big Intesa Sanpaolo (MI:ISP) e Unicredit (MI:CRDI) in flessione rispettivamente del 2,5% e del 5%. Vendite anche su Mediobanca (MI:MDBI) (-4,6).
Ribasso anche per Poste Italiane (MI:PST) (-3%) che si aggiunge al calo di ieri a seguito dei risultati trimestrali e delle dichiarazioni del management sulle attese di mancato raggiungimento dei target del 2020.
Tod's (MI:TOD), ben comprata per gran parte dela seduta, inverte la rotta e cede l'1,4%. Ieri l'annuncio che il gruppo del lusso italiano ha chiuso il primo trimestre con vendite in calo di quasi il 30%. "Risultati al di sotto delle attese e con un secondo trimestre che sarà sfidante", sottolinea Fidentiis nella nota giornaliera.
Saipem (MI:SPMI) perde l'1% e contiene il ribasso grazie ai nuovi contratti per il progetto Nigeria Lng Train 7, con valore complessivo di oltre 4 miliardi di dollari. La quota Saipem è pari a 2,7 miliardi. Un primario broker italiano la considera una "notizia molto positiva dato che si temevano dei ritardi nell'assegnazione tenuto conto del deterioramento del quadro macro".
Giù Tenaris (MI:TENR) (-3,6%) ed Eni (MI:ENI) (-2,4%%), incurante del balzo del prezzo del Brent.
In forte ribasso Leonardo che cede il 6,5% molto peggio dell'indice, penalizzato dalla decisione di Morgan Stanley (NYSE:MS) di tagliare il prezzo obiettivo a 6,4 euro da 6,75 euro precedente.
Infine in netta controtendenza si muove Diasorin (MI:DIAS) con un balzo del 4,3% che si aggiunge al +7% di ieri dopo avere toccato un nuovo massimo storico a 180,8 euro. La società di diagnostica ha reso noti risultati del primo trimestre leggermente migliori delle attese, ha ritirato la guidance 2020, ma ha aumentato la capacità produttiva per i test sierologici da 5 a 10 milioni al mese, ottenendo anche il via libera per la vendita di questi test nel Canada. Un primario broker italiano ha confermato il rating sul titolo e ha portato il prezzo obiettivo da 130 a 145 euro.