MILANO (Reuters) - Finale di ottava pesante a Piazza Affari, e più in generale sui mercati europei, penalizzati dai toni più 'hawkish' delle attese della Bce nella prima riunione dell'anno ieri che hanno spinto gli investitori a vendere le azioni.
Sui mercati pesano le attese per un possibile aumento dei tassi di interesse entro fine anno e, quindi, di un inasprimento della politica monetaria della Bce in un contesto di crescenti pressioni inflazionistiche.
L'idea di un'accelerazione dell'uscita dalle misure ultra-espansive della Banca centrale europea ha messo sotto pressione i rendimenti governativi con lo spread tra Btp e Bund che ha superato quota 150 punti.
E non aiuta l'andamento contrastato degli indici a Wall Street dopo il forte calo di ieri, sulla scia del balzo inatteso dei posti di lavoro a gennaio che alimenti i timori legati all'inflazione. In recupero in particolare il Nasdaq.
Intorno alle 16,250 il FTSE Mib arretra dell'1,4%. Volumi pari a 2,3 miliardi di euro.
Tra i titoli in evidenza:
Vendite diffuse su tutti i settori con particolare riguardo all'automotive, dove Stellantis (MI:STLA) scivola del 5%, facendo peggio rispetto al comparto auto europeo che comunque registra un deciso calo di oltre il 3,4%. Giù anche Cnh Industrial (MI:CNHI) -2,7% e Exor (MI:EXOR) -2,9%. Fra gli industriali male anche Pirelli (MI:PIRC) che flette del 3,8%.
Bancari in decisa correzione dopo quattro sedute di buoni rialzi. Intesa Sanpaolo (MI:ISP) perde il 2,5%. I broker sottolineano come il titolo da inizio anno si è apprezzato del 20% e ciò può temperare qualsiasi reazione positiva agli annunci odierni. Giù anche Banco Bpm (MI:BAMI) in calo dell'1,7%, mentre Unicredit (MI:CRDI) limita la discesa allo 0,5%.
Sempre nel settore finanziario Poste Italiane (MI:PST) è in fondo al FTSE Mib con una perdita del 6%, penalizzata dalla prospettiva di un rialzo dei tassi. In calo anche gli assicurativi con Unipol (MI:UNPI) che cede il 2,75%.
Il comparto Oil si difende dal venerdì nero grazie anche a nuovo balzo del prezzo del petrolio con il Brent ai massimi dei sette anni sopra i 92 dollari al barile a causa delle tensioni geopolitiche e alla recrudescenza dell'inverno negli Stati Uniti che minaccia di ridurre le forniture della materia prima. Tenaris (MI:TENR) sale del 2,3%, Eni (MI:ENI) dell'1,7%, quest'ultimo sostenuto anche dalle ultime notizie legate alla quotazione di Vaar Energi, controllata in joint venture con il private equity HitecVision, attesa per il 16 febbraio.
Resta al palo Saipem (MI:SPMI), volatile, in flessione del 2,6% con il titolo che non riesce a risollevarsi neanche dopo che oggi il Cda ha varato una nuova struttura organizzativa con l'inserimento di due manager in arrivo dagli azionisti di riferimento Eni e Cdp, finalizzata a completare le revisione strategica in corso in vista del rafforzamento patrimoniale e finanziario del gruppo dopo l'inatteso profit warning a inizio settimana. Hsbc ha tagliato il prezzo obiettivo a 1,28 euro da 2,03 euro. Da inizio settimana le azioni hanno perso oltre il 38% del loro valore, arrivando a toccare i minimi dal 1992.
Maire Tecnimont cede l'1,5% dopo il tonfo di ieri sulle voci poi smentite di un progetto di fusione con Saipem.
Strappa Saras (MI:SRS) in salita di oltre il 7% con forti volumi in scia della promozione a "overweight" da parte del broker Barclays (LON:BARC) che punta sulla crescita dei margini di raffinazione.
(Giancarlo Navach, in redazione a Milano Sabina Suzzi)