A cura di Alessio Garzone, Senior Analyst di Gamma Capital Markets
La Federal Reserve si trova di fronte a un dilemma complesso. Da un lato, l’inflazione core – misurata dall’indice PCE, che tiene conto dei consumi personali – si mantiene a livelli elevati, segnando un 2,8% su base annua a novembre e con proiezioni che indicano un possibile ulteriore incremento al 2,9% entro la fine del 2024. Questo rallentamento del processo disinflazionistico non consente alla banca centrale di adottare un approccio accomodante aggressivo, in quanto un allentamento prematuro potrebbe riaccendere le pressioni inflazionistiche.
Dall’altro lato, la Fed è consapevole che una politica monetaria troppo restrittiva rischia di aggravare il raffreddamento del mercato del lavoro, causando un ulteriore aumento della disoccupazione e indebolendo la domanda interna. Il presidente Jerome Powell ha recentemente sottolineato la necessità di "cautela" nel percorso di taglio dei tassi.
Gli investitori, nel frattempo, si trovano a navigare in un contesto di incertezza, con mercati azionari che reagiscono in modo sensibile ai dati macroeconomici. Titoli difensivi e obbligazioni di alta qualità stanno diventando scelte sempre più popolari per gestire i rischi legati al rallentamento economico e all'eventuale ulteriore deterioramento del mercato del lavoro.
L'Europa si trova di fronte a sfide economiche e politiche significative, con Germania e Francia che rappresentano i fulcri delle preoccupazioni. Entrambi i paesi stanno affrontando problematiche uniche ma strettamente intrecciate, che influenzeranno profondamente le prospettive economiche dell'Eurozona nei prossimi mesi e anni.
La crisi industriale è un elemento di grande preoccupazione. La produzione industriale è diminuita del 2,5% a settembre, e i dati preliminari per ottobre indicano un prolungato stato di debolezza. Settori chiave come quello automobilistico stanno affrontando una tempesta perfetta: una domanda interna stagnante, un rallentamento delle esportazioni e le sfide poste dalla transizione verso veicoli elettrici. Inoltre, il rallentamento degli investimenti e la riduzione delle capacità produttive rischiano di compromettere ulteriormente la competitività della Germania a livello globale.
Questa debolezza industriale non solo ostacola la crescita economica tedesca, ma mette a rischio anche la stabilità dell'Eurozona. Con una crescita prevista debole nel 2024, la Germania potrebbe continuare a rappresentare un freno per l’intera regione, rendendo necessarie azioni coordinate per stimolare la domanda interna e rafforzare il settore industriale.
In Francia, la crisi politica legata all'approvazione del bilancio per il 2025 sta aggravando le tensioni economiche. Il piano del governo, guidato dal primo ministro Michel Barnier, mira a ridurre il deficit dal 6,1% del PIL nel 2024 al 5% nel 2025, attraverso un ambizioso programma di consolidamento fiscale. Tuttavia, queste misure hanno incontrato una forte opposizione da parte di Marine Le Pen e del Raggruppamento Nazionale, che hanno imposto condizioni rigide per il loro sostegno, tra cui un adeguamento delle pensioni all'inflazione e una moratoria sulle nuove tasse.
Questa situazione di stallo ha alimentato l'incertezza politica e spaventato i mercati. Gli spread sui titoli di stato francesi a 10 anni rispetto ai bund tedeschi hanno raggiunto i massimi dal 2012, segnalando una crescente sfiducia degli investitori nella capacità della Francia di gestire il proprio debito. Senza un bilancio approvato, il rapporto debito/PIL potrebbe superare il 120% entro il 2027, aumentando il rischio di una crisi fiscale che potrebbe avere ripercussioni sull'intera area euro.
Le tensioni politiche hanno anche un impatto diretto sulla fiducia degli investitori e delle imprese, limitando le prospettive di crescita economica nel breve termine. La possibilità di un voto di sfiducia contro il governo Barnier potrebbe ulteriormente destabilizzare la situazione, con implicazioni potenzialmente disastrose per la stabilità economica e politica della Francia.
La Banca Centrale Europea si trova a fronteggiare un compito estremamente complesso. Da un lato, la debolezza economica in Germania e le tensioni politiche in Francia richiedono misure di sostegno per stimolare la crescita e garantire la stabilità dell'Eurozona. Dall’altro, l’inflazione core rimane sopra i livelli desiderati, limitando la capacità della BCE di adottare politiche monetarie espansive.
Si prevede che la BCE ridurrà i tassi di interesse di 25 punti base a dicembre, un segnale di cautela piuttosto che di aggressività. Tuttavia, la banca centrale potrebbe adottare un approccio più flessibile nel 2025, monitorando attentamente i dati economici e le dinamiche politiche in Germania e Francia. Qualsiasi errore nella calibrazione delle politiche monetarie potrebbe avere conseguenze significative, non solo per i paesi direttamente interessati ma per l'intera economia europea.
In un contesto caratterizzato da crescenti incertezze economiche e politiche, preferiamo un posizionamento prudente su titoli di alta qualità e obbligazioni europee. I rischi strutturali del mercato del lavoro statunitense, le difficoltà fiscali della Francia e la crisi industriale in Germania suggeriscono cautela. Le obbligazioni europee offrono rendimenti interessanti e un profilo di rischio più stabile. Allo stesso tempo, i titoli di alta qualità permettono di navigare meglio un contesto economico fragile, garantendo solidità e resilienza.