di Antonella Cinelli e Giuseppe Fonte
ROMA (Reuters) - L'Italia ha dato il via libera definitivo, all'inizio di questo mese, al prestito da 5,2 miliardi di euro di Intesa (MI:ISP) SanPaolo per finanziare la privatizzazione di una quota della maggiore società petrolifera russa, dopo aver appurato che l'operazione non violava le norme sulle sanzioni.
La Russia ha venduto il 19,5% di Rosneft a dicembre per oltre 10 miliardi di euro, in una delle maggiori privatizzazioni condotte da Mosca dagli anni Novanta.
Ad acquistare il pacchetto è stato un consorzio formato dal Qatar e dal trader di prodotti petroliferi Glencore, che insieme hanno messo sul tavolo 2,8 miliardi di euro. Il consorzio ha preso in prestito da Intesa, la maggiore banca italiana, una buona parte delle risorse che mancavano per raggiungere il prezzo della quota.
L'accordo è stato sottoposto al vaglio delle autorità italiane per via delle dimensioni del prestito e per il rischio che violasse la normativa Ue sulle sanzioni. Rosneft e Igor Sechin che guida la società, come pure le principali banche di stato russe, sono soggetti a sanzioni dopo l'annessione della Crimea nel 2014.
Non sono comunque state riscontrate violazioni dal Comitato di sicurezza finanziaria (Csf), un organismo governativo di cui fanno parte tra gli altri rappresentanti dei ministeri di Economia, Esteri e Giustizia, di Banca d'Italia, della Guardia di finanza e della Direzione nazionale antimafia.
Il Csf, che aveva dato un via libera preliminare a gennaio, ha concluso l'istruttoria all'inizio di marzo, secondo le fonti.
"Al termine di tutte le verifiche, non abbiamo riscontrato alcun tipo di ostacolo... L'operazione è stata condotta nel rispetto di tutte le regole", ha detto un portavoce del Comitato.
Non ci sono commenti da Glencore, Rosneft e dal fondo qatarino Qia, mentre il portavoce di Intesa ha detto che "nessuna questione è stata sollevata dalle autorità competenti".
Secondo quattro fonti italiane, governative e del settore bancario, Intesa aveva deliberato il prestito al consorzio il 6 dicembre e aveva sottoposto l'operazione al Csf, la cui approvazione è però slittata al nuovo anno per via della crisi di governo, conclusa con il giuramento del premier Paolo Gentiloni il 12 dicembre.
Dal momento che il governo russo voleva chiudere l'operazione entro la fine del 2016, la banca russa Vtb ha fornito un prestito ponte in attesa del finanziamento di Intesa.
Vtb è soggetta a sanzioni, e secondo le fonti il Csf ha esaminato il ruolo della banca russa nell'operazione, concludendo però che la concessione del prestito ponte non violava le norme. Vtb non ha rilasciato commenti.
Reuters ha scritto a gennaio che alcuni dettagli dell'accordo non erano pubblici, inclusi la provenienza di 2,2 miliardi del finanziamento complessivo e l'identità dei beneficiari di una società delle Isole Cayman che fa parte della struttura proprietaria del consorzio. Rosneft dice che l'accordo è trasparente e che Glencore e il Qatar sono i soli proprietari della quota.
Ha collaborato Steven Jewkes da Milano