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Greggio potrebbe scendere a 60 dollari entro fine 2022 - Citi

Pubblicato 05.07.2022, 12:50
© Reuters.
LCO
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Di Senad Karaahmetovic

L’esperto di strategie di Citi Francesco Martoccia prevede un considerevole calo dei prezzi del petrolio in caso di recessione.

L’esperto fa notare le somiglianze tra l’attuale contesto energetico e la crisi dell’energia degli anni Settanta, caratterizzata dall’embargo sul petrolio OPEC (1973-74) e dalla guerra Iran-Iraq (1980).

Tuttavia, Martoccia parla anche delle somiglianze “con gli aspetti deflazionari della Grande Crisi Finanziaria”.

“Come allora, anche oggi i prezzi alti dell’energia precedono eventi che hanno innescato una recessione. Il greggio Brent ha infranto i 140 dollari al barile nel luglio 2008, equivalenti ad oltre 160 dollari al barile in termini reali, per poi scendere a 40 dollari al barile entro fine anno, prima di ribilanciarsi a 90 dollari e restarci per i successivi quattro anni”, si legge in una nota ai clienti dell’esperto di strategie.

Citi considera la recessione “sempre più probabile”.

“In uno scenario di recessione con disoccupazione in aumento, bancarotta a livello familiare e aziendale, le materie prime seguirebbero una curva dei costi in discesa, con i costi in calo e i margini negativi ad innescare riduzioni delle forniture. Le recessioni vedono la domanda di materie prime scendere e i surplus aumentare. I surplus richiedono che i prezzi scendano fino a quando l’offerta non si riduce, scendendo sotto i costi di produzione per ripristinare l’equilibrio. Durante le recessioni, i costi di produzione tendono a scendere, in quanto i prezzi degli energetici sono importanti input di costi per altre materie prime, creando un loop in discesa prociclico per i prezzi”.

Una sostanziale debolezza della domanda petrolifera dovrebbe tradursi in scorte più alte e infine prezzi del petrolio più deboli. Martoccia stima che i prezzi del petrolio scenderanno a 65 dollari al barile entro fine anno e possibilmente 45 dollari al barile entro fine 2023.

La previsione si basa sui mancati interventi dell’OPEC+ e su un calo degli investimenti petroliferi a breve termine, conclude Martoccia.

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