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Il Senato frena la tassa su extraprofitti e le banche brillano in borsa

Pubblicato 11.09.2023, 15:51
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Segno più per le banche sul FTSE MIB oggi dopo che la settimana scorsa i tecnici del servizio bilancio del Senato hanno espresso dubbi di costituzionalità in merito alla tassa sugli extraprofitti bancari.

Per quanto riguarda la tassa sugli extraprofitti “va preso in considerazione un possibile rischio legato all’eventuale incompatibilità costituzionale della disposizione”, avevano scritto i tecnici del Senato nel dossier che analizza il decreto Asset e investimenti con cui il governo vuole introdurre l’imposta.

Il piano di Palazzo Chigi è quello di prevedere un’aliquota del 40% sul margine di interesse delle banche che hanno sede in Italia, per la precisione sulla quota che eccede del 5% il margine di interesse del 2022.

Tuttavia, si legge nel commento che arriva da Palazzo Madama, “l’incostituzionalità potrebbe essere dichiarata dopo l’avvenuto introito e la conseguente spesa delle somme in questione, il che determinerebbe un peggioramento dei saldi, corrispondente alle risorse che dovessero essere restituite alle banche per effetto della dichiarazione di illegittimità costituzionale”. A supporto della costituzionalità della norma (all’esame delle Commissioni Industria e Ambiente della seconda camera) viene invece sottolineato “il carattere straordinario del prelievo”.

Ma l’incostituzionalità potrebbe derivare anche dalla disparità di trattamento all’interno di uno stesso settore. L’imposta in questione, spiega il report, “incide in modo rilevante (il 40%) su importi inerenti ad una specifica voce del conto economico delle banche (il margine di interesse), la quale, come base imponibile del prelievo, dovrebbe preliminarmente essere considerata come idoneo indice di effettiva capacità contributiva. Sussistendo la possibilità che soggetti che presenteranno risultati molto positivi in relazione a tale voce del conto economico, destinati quindi ad essere pesantemente incisi dall’imposta straordinaria, registrino tuttavia risultati di bilancio inferiori (anche significativamente) a quelli conseguiti da soggetti meno incisi dal prelievo, non sembra si possa escludere l’ipotesi di un’alterazione del nesso fra imposizione fiscale e capacità contributiva, tra l’altro nell’ambito della medesima categoria di contribuenti, con possibile sindacato negativo di costituzionalità ”.

La volontà del governo è quella di trovare risorse per far quadrare i conti sulla legge di bilancio. Tuttavia, secondo il dossier che analizza il provvedimento, anche su questo frangente occorre fare chiarezza. “Sarebbe opportuna l’acquisizione di dati che consentano di stimare il livello di entrate che si prevede di conseguire, perlomeno in linea di massima”, spiegano i tecnici.

Tutti motivi per cui Palazzo Chigi potrebbe studiare un piano per modificare quello che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha definito “prelievo forzoso”. Un’ipotesi decisamente gradita dalle banche italiane che trainano la seduta positiva di Piazza Affari.

Intesa Sanpaolo SpA (BIT:ISP) su tutte guadagna il 2,71%, seguita da Banca Monte dei Paschi di Siena SpA (BIT:BMPS), Bper Banca SpA (BIT:EMII) e Banco Bpm SpA (BIT:BAMI) che girano attorno al 2%. Giornata con il segno più anche per il titolo UniCredit SpA (BIT:CRDI) che alle 15.30 sale dell’1,83%.

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