Di Laura Sánchez
Investing.com - Mercati europei in rosso (Ibex 35, CAC 40, DAX), in attesa dell’evento macroeconomico del giorno: la decisione sui tassi di interesse della Federal Reserve (Fed) statunitense, che conosceremo alle 20:00 CET.
Ci si aspetta un aumento dei tassi di 50 punti base, al 4,25%-4,5%, dopo il totale di +375 punti base di rialzi dallo scorso marzo (gli ultimi quattro di +75 punti base ciascuno).
L’attenzione del mercato è rivolta anche alla conferenza stampa di Jerome Powell, presidente della Fed, previsto per le 20:30.
Gli analisti non sono concordi sul tono odierno della Fed.
“Questa moderazione nell’entità dei rialzi è supportata da una certa moderazione nei dati sull’inflazione (ieri IPC novembre +7,1% a/a rispetto a +7,3% stimato, +7,7% precedente e picco +9,1% a giugno, mentre core +6% a/a rispetto a +6,1% previsto, +6,3% precedente e picco del +6,6% a settembre) e il deterioramento del ciclo, che dovrebbe intensificarsi nei prossimi trimestri a causa dell’effetto ritardato della stretta monetaria sull’economia reale”, spiegano gli analisti di Renta 4 (BME:RTA4) in una nota.
E Link Securities afferma: “Non riteniamo che i dati dell’IPC statunitense di ieri siano abbastanza significativi da indurre i membri del FOMC a modificare la loro visione complessiva sull’inflazione e sull’economia statunitense e quindi le loro azioni di politica monetaria oggi”, spiega il team di analisti in un commento di mercato inviato via e-mail a Investing.com.
La Fed può raffreddare il mercato?
Renta 4 ricorda che “nelle sue ultime previsioni (settembre), la stima dell’inflazione per il 2023 è rimasta al di sopra dell’obiettivo (2,8% ‘contro’ il 2%) per moderarsi al 2,3% stimato nel 2024, mentre il PIL atteso nel 2023 è stato abbassato all’1,2% per recuperare all’1,7% nel 2024”. E aggiungono: “Non ci aspettiamo tagli dei tassi e un ritorno a livelli neutri (3%) fino a quando non sarà confermato il controllo dell’inflazione (2024). Ci attendiamo quindi un discorso piuttosto interventista (tassi più alti più a lungo) che potrebbe raffreddare i mercati, soprattutto dopo i recenti forti rally (mercati azionari +17% da metà ottobre, TIR T-bond -75bp al 3,5%). Se l’aspettativa di un discorso più aggressivo sarà confermata, potremmo assistere a prese di profitto su azioni e obbligazioni, nonché a una ripresa del dollaro dopo un deprezzamento dell’11% da fine settembre a 1,06 usd/euro”.
“L’inflazione dei servizi è la principale fonte di preoccupazione della Fed. La Fed deve continuare ad alzare i tassi per decelerare la domanda e mantenere la crescita al di sotto del potenziale, al fine di ripristinare l’equilibrio e controllare l’inflazione. La decisione di moderare il ritmo dei rialzi dei tassi non significa che la lotta all’inflazione sarà allentata. Si tratta di lasciare il tempo necessario affinché l’inasprimento accumulato nella politica monetaria produca i suoi effetti sull’economia”, conclude Bankinter (BME:BKT).