Di Alessandro Albano
Investing.com - Tornano i fantasmi del decennio passato. La crisi energetica e l'incertezza politica stanno creando le condizioni per un nuovo attacco speculativo contro il sistema Italia che potrebbe riportare i rendimenti obbligazionari ai livelli della crisi del debito.
Secondo i dati di S&P Market Intelligence ripresi dal Financial Times, le posizioni ribassiste degli hedge fund contro il debito italiano hanno raggiunto il livello più alto dal gennaio 2008 superando i 39 miliardi di euro nel mese corrente.
Mark Dowding, chief investment officer di BlueBay Asset Management, fondo da $106 miliardi di AuM che sta shortando i Btp usando i contratti future, ha affermato al quotidiano britannico che il Bel Paese "è il più esposto per quando riguarda la crisi del gas" e il contesto politico "di certo non aiuta".
Ad attirare gli hedge fund sono le preoccupazioni riguardo gli effetti della crisi energetica, che secondo il FMI potrebbe costare al Pil un tasso del 5% in caso di embargo russo sul gas, e l'attuazione delle riforme del PNRR che, in caso di ritardo, potrebbero mettere a rischio gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund.
Dei rischi che si trova ad affrontare l'Italia nei prossimi mesi ne ha parlato anche il premier uscente Mario Draghi al meeting di Rimini, affermando che "la credibilità interna deve andare di pari passo con la credibilità internazionale".
L'erogazione dei fondi europei per la ripresa, ha poi sottolineato l'ex BCE, dipende "dalla valutazione che la Commissione europea fa del Piano e della sua attuazione". "Dipende, quindi, dalla nostra capacità di realizzare le politiche innovative che abbiamo ideato nei tempi stabiliti – come abbiamo fatto sinora", ha detto Draghi.
Ricordiamo che circa il 30% dei titoli italiani è detenuto dall'Eurosistema rispetto al 5% del 2014, cioè prima che venissero implementati i programmi di quantitative easing da parte della BCE. Le banche nazionali e gli investitori locali detengono il 40%, mentre i non residenti detengono solo il 30% rispetto al 50% circa nel 2009 e al 40% nel 2014.
Il Btp a 10 anni rende questo giovedì il 3,59% sul mercato secondario rispetto allo 0,6% di fine agosto 2021, complice anche un aumento generale dei titoli di Stato per via di politiche monetarie e inflazione che ha visto il Bund tedesco tornare al rendimento positivo dopo diversi anni. Lo spread, da 90 punti base dello scorso anno è passato ai 250 pb attuali.
Per Scope Ratings, che sul debito italiano ha un giudizio di BBB+, preoccupa "la crescente incertezza politica, esacerbata dalle recenti dimissioni del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. Questo potrebbe comportare un lungo periodo di vuoto politico che impedisce l'attuazione delle riforme a cui sono condizionati i fondi NGEU e l'ammissibilità allo strumento TPI".
In particolare, spiegano da Scope, i conti pubblici mostrando "un elevato debito pubblico di circa il 145%-150% del PIL" e "un elevato fabbisogno di finanziamento annuale, comprese le coperture per il caro-bollette, pari 25%-30% del PIL".
Pesano per l'agenzia di rating tedesca: una produttività molto al di sotto della media europea; strozzature strutturali che "frenano la crescita dell'occupazione e la partecipazione alla forza lavoro"; una demografia che vede il continuo invecchiamento della popolazione attiva; e un contesto politico "frammentato" con le elezioni del 25 settembre.
Giocano a favore dell'Italia, invece, la politica monetaria favorevole della BCE che, grazie al PEPP, è stata "un'ancora principale per le condizioni di finanziamento durante lo shock pandemico e continuerà a fornire sostegno e stabilità man mano che la normalizzazione della sua politica monetaria prenderà piede".
Aiuta, inoltre, "la significativa rilevanza economica, finanziaria e politica dell'Italia all'interno dell'UE che si tradurrà in un sostegno importante da parte delle istituzioni europee in scenari di stress".
Per queste ragioni, a Rimini Draghi si è soffermato sul ruolo dell'Italia nella coalizione euro-atlantica ricordando come protezionismo e isolazionismo "non coincidano col nostro interesse nazionale".