Nannette Hechler-Fayd’herbe, Chief Investment Officer EMEA, preferisce i titoli di Stato per la sicurezza, i corporate bond soprattutto finanziari per il rendimento, e le obbligazioni dei mercati emergenti in valuta
A gennaio i mercati hanno festeggiato i segnali di calo dell’inflazione interpretati come l’inizio di una fine del ciclo di rialzi e persino di un’inversione della politica monetaria. Ma il risveglio dopo i dati dei prezzi al consumo USA di gennaio è stato simile a un post-sbornia. Mentre il dato core si è attenuato ulteriormente, i dettagli hanno mostrato i segni di persistente pressione, mentre le vendite al dettaglio sempre in USA hanno evidenziato un’impennata e altri dati hanno mostrato un solido rimbalzo del manifatturiero.
TASSI PIÙ ALTI IN USA E ANCHE SVIZZERA
A questo punto, Nannette Hechler-Fayd’herbe, Chief Investment Officer – EMEA di Credit Suisse, si aspetta ancora una flessione della crescita quest’anno e un graduale rallentamento dell’inflazione verso l’obiettivo della Fed, ma gli ultimi dati hanno rappresentato un ostacolo indesiderato sul percorso, che secondo Credit Suisse manterrà la Fed aggressiva, con altri due aumenti dei tassi da 25 punti a marzo e maggio, che porterebbero a un tasso terminale di 5,0–5,25%. Anche in Svizzera l’inflazione a gennaio è balzata nuovamente al 3,3% sull’anno ma si aspetta un nuovo calo nei prossimi mesi. Comunque, la Banca Centrale dovrebbe arrivare a tassi terminali più elevati del previsto per mantenerli per il resto dell’anno...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge