Di Alessandro Albano
Investing.com - Una settimana dopo Fitch, è atteso dopo la chiusura dei mercati l'aggiornamento sul rating italiano da parte di Moody's, che sul debito di Roma ha un giudizio distante solo un notch dal livello considerato non-investment grave, quindi spazzatura.
L'agenzia ha abbassato il rating sull'Italia a Baa3 con outlook negativo a seguito della crisi che ha portato alle dimissioni del governo Draghi per via dell'incertezza sul percorso economico dell'esecutivo attuale.
Il Btp a 10 anni si sta muovendo al rialzo oltre il 4,3% di rendimento con spread oltre i 187 punti base ma non sono previsti declassamenti punitivi da parte di Moody's, se non la possibilità di un "credit watch negativo" che comunque non farebbe bene ai conti italiani per via delle conseguenze sui costi di finanziamento.
La bocciatura, e quindi il passaggio al livello di spazzatura, porterebbe ad una riconsiderazione del debito italiano da parte delle istituzioni finanziarie, a partire dalla Bce che dovrebbe riformulare lo scuso anti-spread approvato lo scorso anno e creare una formula ad hoc così come fatto con il debito greco.
L'Italia, inoltre, è l'unico Paese europeo che nella scala di Moody's che rischia di perdere l'investment grade, mentre Fitch ha collocato il profilo di credito italiano a BBB, due livelli al di sopra il junk con outlook stabile, rivedendo al rialzo le stime sul Pil 2023 dallo 0,5% all'1,2%.
Lo scrutinio delle agenzie passa sempre per la precaria posizione fiscale del Paese. L'alto costo del debito, le riforme, l'attuazione del Pnrr, e il trend di crescita del Pil sono i principali fattori che vengono evidenziati nei diversi report delle agenzie, che in passato, come nel caso di S&P, hanno anche sottolineato "l'approccio moderato e pragmatico" da parte del governo sui conti.
Da S&P, che come Fitch ha reiterato il rating BBB con rating stabile, hanno però fatto notare come l'Italia sia legata all'implementazione dei soldi del Ricovery Fund, e se "le riforme fossero attuate solo parzialmente, soprattutto quelle legate ai fondi Ue, questo metterebbe a rischio la crescita e i conti pubblici e quindi metterebbe sotto pressione il debito", avevano scritto da S&P in aprile.