di Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - Il braccio di ferro tra il governo e la procura di Taranto sulla chiusura dell'altoforno (Afo) 2 dell'Ilva, dopo l'incidente che ha provocato il mese scorso la morte di un operaio, è solo l'episodio più recente di uno scontro iniziato anni fa sulle sorti della più grande azienda siderurgica italiana, e rischia di condizionare la politica industriale dell'esecutivo.
All'inizio di luglio il governo ha emanato un decreto per evitare lo spegnimento dell'altoforno, uno dei due attualmente accesi sui cinque totali dell'impianto, dopo il provvedimento di sequestro deciso dai magistrati.
Secondo l'Ilva, spegnendo quell'altoforno sarebbe impossibile continuare la produzione di acciaio. Secondo un perito ingaggiato dalla procura, ha riferito una fonte giudiziaria, la produzione invece sarebbe solo dimezzata. Nel frattempo, l'azienda - che nel gennaio è stato commissariata dal governo, e ora è in amministrazione straordinaria, anche per la situazone debitoria - ha annunciato che ad agosto sarà riaperto l'Afo 1, dopo i lavori di adeguamento alle prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia).
Ci vorranno ancora dei mesi, forse un anno, dicono fonti aziendali, per riaprire invece l'Afo 5, il più grande d'Europa.
PROCURA MINACCIA DI INVIARE ANCORA I CARABINIERI
Ma nonostante le grida di allarme di azienda, sindacati e governo sul rischio di chiusura dell'Ilva, che impiega a Taranto circa 15.000 dipendenti, questa volta la Procura ha deciso di non fermarsi. Così, oltre a fare ricorso alla Corte Costituzionale - che ha tempi prevedibilmente lunghi -, la settimana scorsa i magistrati hanno mandato i carabinieri a identificare gli operai che lavorano nella struttura. E sono pronti a inviare di nuovo le forze dell'ordine nello stabilimento per verificare che l'azienda inizi entro il 24 luglio lo spegnimento, ha detto la fonte giudiziaria.
"E' stato un atto intimidatorio", ha detto una fonte governativa a Reuters, riferendosi all'invio delle forze dell'ordine: "I magistrati vogliono che l'altoforno chiuda, ma c'è un decreto del governo controfirmato dal presidente della Repubblica. Noi non intendiamo fare marcia indietro, ne va della politica industriale del Paese".
Ma nel decreto del governo, dice la fonte giudiziaria, è scritto che l'Ilva non va chiusa, anche in presenza di sequestro, non che non si possa spegnere un altoforno, "e infatti noi non stiamo chiudendo lo stabilimento".
L'ipotesi inquieta comunque i sindacati: "Se chiudono l'Afo 2, i lavoratori chiuderanno l'Afo 4, perché c'è un problema di sicurezza legato alla rete del gas", minaccia Mimmo Panarelli, segretario dei metalmeccanici Cisl di Taranto, che parla apertamente di "guerra tra poteri dello Stato".
NUOVO SALVA-ILVA VICINO A SI' PARLAMENTO
La procura è all'offensiva contro l'Ilva anche nel processo per disastro ambientale - attualmete nella fase dell'udienza preliminare - nato dall'inchiesta che nell'estate 2012 ha portato al sequestro di parte dell'impianto. L'azienda ha chiesto di patteggiare per uscire dal processo, ma per i pm l'importo che ha offerto di pagare (meno di 15 milioni tra multe e confische) è troppo basso. L'avvocato dell'Ilva Filippo Sgubba ha detto che la richiesta verrà rinnovata nel corso del dibattimento.
Nel frattempo, il nuovo decreto - che riguardava anche lo stabilmento Fincantieri di Monfalcone, sequestrato in parte per un'inchiesta sui rifiuti - è stato "spacchettato": le misure che riguardano Ilva sono finite in un provvedimento sul recupero dei crediti del Tesoro che dovrebbe essere approvato entro la settimana dalla Camera, per poi passare al Senato, con il sì definitivo prima della chiusura estiva.
Il governo punta così a superare l'estate per poi, in autunno, come ha confermato giorni fa il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, utilizzare il nuovo fondo turnaround per creare una società, a controllo pubblico, che prenda in affitto gli impianti dell'Ilva, almeno per un paio di anni.
Ma un eventuale showdown con la procura potrebbe far saltare i piani e costringere a un nuovo piano di salvataggio.