ROMA (Reuters) - La direzione del Pd ha votato stasera all'unanimità e senza astenuti la relazione del premier Matteo Renzi sulla riforma costituzionale del Senato.
La minoranza del partito non ha partecipato al voto e uno dei suoi leader, Pier Luigi Bersani, era assente.
Nel corso di un lungo intervento il presidente del Consiglio ha ribadito ai dissidenti che l'elezione diretta dei nuovi senatori è incompatibile con quanto votato finora dai due rami del Parlamento "in doppia conforme" e ha proposto, in alternativa, che i membri di Palazzo Madama siano eletti contemporaneamente ai consigli regionali, i quali poi dovrebbero formalmente ratificare la scelta.
Il ddl Boschi prevede che i senatori siano 100 rispetto agli attuali 315, non votino la fiducia al governo e abbiano meno poteri.
"Se c'è la doppia conforme non si può fare finta che
non ci sia. Se si decide di cambiare la doppia conforme è chiaro che si riapre la discussione su tutto", ha detto Renzi.
La soluzione approvata dalla direzione può consentire di modificare solo una piccola parte dell'articolo 2, già approvato, della legge costituzionale e non rimetterebbe in discussione l'intero testo, allungando i tempi di approvazione definitiva.
Allo stesso tempo Renzi ha anche lanciato un monito al presidente del Senato Pietro Grasso, che potrebbe autorizzare l'esame di alcuni emendamenti e riaprire l'intero articolo 2: "In questo caso bisognerebbe convocare una riunione comune di Camera e Senato", prefigurando una sorta di sfiducia della seconda carica dello Stato.
Il premier ha poi precisato che si riferiva a una riunione dei gruppi Pd di Palazzo Madama e Montecitorio, e non a una convocazione del Parlamento in seduta comune.
Al Senato il governo conta su una maggioranza di circa 10 seggi, ma se i dissidenti Pd votassero insieme alle opposizioni, l'iter del testo potrebbe ripartire da capo e il premier si troverebbe in difficoltà.
Renzi ha ribadito che l'obiettivo del suo governo è attuare le riforme ed ha evocato il ritorno anticipato alle urne in caso di insuccesso.
"Un anno e mezzo fa la legislatura era alla fine. Senza
riforme questa legislatura non esiste. Non è una minaccia per il futuro, ma una considerazione per il passato", ha detto l'ex sindaco di Firenze.
Renzi ha anche affermato che le proposte di riforma dell'Ulivo, a metà degli anni 90, erano più ambiziose di quella che ora è in discussione al Senato.
(Massimiliano Di Giorgio)
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