(Reuters) - Circa 2,5 milioni di lavoratori italiani, dipendenti e autonomi, posso essere considerati poveri, secondo il presidente Inps, Tito Boeri, che si è detto favorevole alla introduzione di un salario minimo anche per le categorie non regolate da contratto collettivo.
In Italia "ci sono 2,5 milioni di working poor, alle dipendenze e autonomi. A questi si aggiungono quelli del settore informale", ha detto Boeri nel corso di una audizione parlamentare.
Secondo Istat, in Italia gli occupati sono circa 23 milioni.
Nel dettaglio, ha spiegato Boeri, circa il 10% dei dipendenti del settore privato ha redditi da lavoro, al netto dei contributi sociali, che non superano la soglia di povertà [con un salario orario inferiore a 8,60 euro] e la metà di questi ha un salario tale che, anche lavorando a tempo pieno, non supererebbe questa soglia di povertà.
"A questi vanno aggiunti gli autonomi con reddito da lavoro complessivo al di sotto della linea di povertà, che sono intorno a 1 milioni", ha aggiunto Boeri parlando di "presenza massiccia di povertà tra chi lavora nel paese, conseguenza della crisi".
Boeri ha parlato di "ipocrisia" dei sindacati che sono contrari alla introduzione del salario minimo sostenendo che toglierebbe spazio alla contrattazione collettiva, perché spesso "per i contratti collettivi non vengono applicati i minimi".
"Dobbiamo avere uno strumento per tutti", ha detto Boeri.
Il presidente Inps ha ricordato che il salario minimo varia tra i diversi paesi: è di 4,48 euro in Spagna, 8,4 sterline in Gran Bretagna, 8,5 euro in Germania e 9,7 euro in Francia.