di Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - Il sostegno del presidente americano Barack Obama può aiutare il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il suo governo a far vincere i Sì al referendum costituzionale, non essendo percepito come un'ingerenza. Mentre rischia di avere effetti negativi l'appoggio da parte dei partner europei.
Ne sono convinti sondaggisti, diplomatici, un membro del governo e alcuni esponenti del Pd, il partito del premier, dopo che ieri Obama ha pronunciato un chiaro e netto endorsement alla riforma costituzionale voluta dal presidente del Consiglio italiano, e ha anche sostenuto che se Renzi dovesse perdere il referendum dovrebbe comunque restare in campo.
"L'uscita di Obama può avere un risultato positivo, potrebbe valere già 1 o 2 punti percentuali", dice a Reuters Nicola Piepoli, uno dei più noti esperti italiani di sondaggi.
"Il no al referendum è sceso ieri in modo percettibile, è ancora in testa, ma ormai il sì è vicinissimo", aggiunge Piepoli, secondo cui circa 3 milioni di elettori comunque potrebbero cambiare idea perfino nella cabina elettorale, leggendo bene il quesito, e scegliere il sì.
Attualmente, la media dei sondaggi vede prevalere il no, anche se moltissimi elettori restano indecisi a meno di 50 giorni dal voto.
A metà settembre il sostegno al sì proclamato dall'ambasciatore statunitense in Italia John Phillips aveva provocato proteste da parte dei sostenitori del no, che avevano contestato le "ingerenze".
"Ma la simpatia di Obama in questo caso annulla l'effetto negativo dell'interferenza", dice Roberto Weber, di Ixé. "Non credo che le sue parole spostino molto, al contrario di quelle dei leader europei, che invece avrebbero un effetto negativo".
BRUXELLES TACE
A differenza di quanto avvenne per il referendum sulla cosiddetta Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue, i leader degli altri stati membri non sono intervenuti sulla consultazione italiana del 4 dicembre, che non riguarda direttamente l'Unione.
Nonostante il loro sostegno, o secondo alcuni anche a causa di esso, il premier David Cameron perse il referendum.
"Anche dopo le dichiarazioni dell'ambasciatore americano, non commentiamo in alcun modo quello che è una questione italiana, siamo rispettosi della sovranità nazionale", dice un diplomatico a Roma di un grande paese Ue.
"E' chiaro che in vari momenti abbiamo incoraggiato le riforme, non solo in Italia... ma in questo referendum ci sono considerazioni che afferiscono a giochi di parte politica, in cui non intendiamo entrare", dice una diplomatica Ue.
Questo non significa però che a Bruxelles e in altre capitali europee non facciano il tifo per Renzi: "Se rinunciamo a Renzi, rinunciamo sull'Europa", avrebbe detto il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, nel corso di una riunione interna con alcuni funzionari.
"Una sconfitta non scuoterebbe irrimediabilmente il paese, ma sarebbe meglio evitarla", ha detto a Reuters un altro diplomatico Ue.
Un membro del governo italiano ha detto a Reuters, prima della dichiarazione di Obama, che Roma non ha mai "sollecitato attestati da parte di altri paesi, tanto meno dall'America. Ogni dichiarazione può venire strumentalizzata. E' chiaro a tutti che il sì rafforzerebbe l'Italia e tutti sperano che vinca, ma d'altra parte c'è cautela sui rischi".
"E' la seconda volta che nei sondaggi sulla Ue è in maggioranza chi ritiene che la nostra adesione porti più svantaggi che vantaggi... un endorsement europeo non aiuterebbe Renzi e il sì. Mentre aiuta, entro certi limiti, la conflittualità verso la Ue", dice ancora il sondaggista Weber, fornendo una possibile chiave di lettura delle ultime uscite critiche di Renzi sull'Unione, in particolare sulla questione dei migranti e ovviamente sulla flessibilità dei conti.
Nelle fila del Pd, invece, si respira un certo entusiasmo per l'appoggio di Obama. Se ieri il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, uno degli uomini del governo più vicini a Renzi, ha avvertito che le parole del presidente "non cambieranno le sorti del referendum", due importanti esponenti del Pd hanno detto a Reuters di essere contenti dell'appoggio di "un punto di riferimento del pensiero progressista nel mondo".