di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - La manovra da 36 miliardi approvata ieri sera dal governo è attesa ora soprattutto alla prova dell'Europa e dei mercati.
Sul primo fronte il confronto sarà soprattutto sugli sgravi per le imprese. Non tanto, quindi, sul "tesoretto" che la legge di Stabilità contiene da 3,6 miliardi, individuati come possibile margine di trattativa con la Ue su una riduzione marginale, di un paio di decimi di punto, del deficit strutturale.
Tasse e lavoro sono due degli interventi strutturali che le istituzioni internazionali, e quelle europee in testa, hanno chiesto in questi anni all'Italia. Il taglio dell'Irap sul lavoro e la decontribuzione triennale per i neo assunti a tempo indeterminato sono una riforma del lavoro che vale più di ogni sterile dibattito sull'articolo 18.
Su questo si peserà il valore della manovra anche in sede europea e per la Ue sarebbe un "errore madornale" - come scrive l'editoriale di Fabrizio Forquet sul confindustriale Sole 24 Ore di questa mattina - non cogliere il segno di novità.
Il secondo fronte è quello dei mercati. La tempesta che si è scatenata ieri non pare essere un fatto occasionale. Lo stesso ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha ieri sera detto che i valori dei mercati erano "andati al di là di quanto l'andamento dei fondamentali giustificasse". La manovra non c'entra, ma il nuovo assestamento di mercato peserà su di essa e sul quadro macro.