La principale fonte di preoccupazione per i mercati è la globalizzazione, o quanto meno il libero scambio: ogni limitazione in questo ambito avrà forti implicazioni.
È dai primi anni Novanta che l’inflazione ha inaugurato un trend costantemente al ribasso con un aspetto cruciale che ha acceso il dibattito tra economisti e analisti: il disallineamento che si è venuto a creare tra il tasso di disoccupazione e l’inflazione salariale. Sono numerosi i fattori strutturali che hanno contribuito a mantenere bassi i prezzi al consumo, a cominciare dai minori aumenti delle retribuzioni (a seguito della diminuzione del minor potere negoziale) e dalle tecnologie rivoluzionarie che hanno fatto esplodere l’economia del precariato. Senza contare poi i cambiamenti demografici a livello mondiale e i nuovi modelli economici che inaspriscono la concorrenza e spingono i produttori a calmierare i prezzi.
INFLAZIONE USA TRA IL 2% E IL 2,5%
“Anche se alcuni dei fattori sopra esposti (o altri ancora) potranno modificarsi, determinando un rialzo dell’inflazione (in particolare negli Stati Uniti), il nostro scenario di riferimento prevede che le retribuzioni resteranno basse, intorno al 2-3%, e che l’inflazione statunitense aumenterà lievemente nei prossimi anni, ma senza eccedere il 2%-2,5%. I rendimenti saliranno di conseguenza, ma non ai livelli osservati prima degli anni Novanta” puntualizza William Davies, Responsabile azionario globale, Columbia Threadneedle Investments.
CRESCITA PIU’ BASSA PIU’ A LUNGO
Il manager resta peraltro convinto che, a mano a mano che il tempo passa, emergano le condizioni di fondo per un ulteriore periodo di crescita “più bassa più a lungo”, ma con i limiti emersi già durante la turbolenza economica del 2009. In pratica, ripercorrendo i nove anni di mercato toro (rialzista) di Borsa (e, più in generale, delle asset class più rischiose) si nota come le incertezza e le preoccupazioni siano state un tema di fondo dei mercati e gli investitori che hanno saputo conviverci (consapevoli dei benefici a medio lungo termine e dei rischi di breve periodo) hanno potuto ricavare soddisfazioni in termini di rendimento.
APPROFONDIMENTO
Small cap a livello globale, un terreno di caccia ideale per i gestori attivi
RUSSIA, CINA, ARABIA SAUDITA E USA
“A proposito di incertezze. La globalizzazione, o quanto meno il libero scambio, sono stati un bene per l’economia, un bene per l’Europa e un bene per i mercati emergenti, ma la loro messa in discussione ora è la principale fonte di preoccupazione per i mercati” spiega William Davies segnalando come alcuni leader carismatici di paesi come la Russia, la Cina e l’Arabia Saudita (e, secondo alcuni, gli USA), stiano adottando atteggiamenti sempre più dittatoriali. “Anche le scelte che questi e altri governi stanno compiendo, su dazi doganali, guerre commerciali e Brexit, sono incentrate sulla limitazione del libero scambio. Questo non andrà a vantaggio dei mercati e il muro della paura continuerà a incombere su di noi” conclude William Davies.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Columbia Threadneedle Investments