ROMA (Reuters) - Il taglio ai vitalizi dei senatori che hanno cessato il loro mandato è possibile intervenendo con lo strumento del regolamento, né si ravvedono profili di incostituzionalità qualora la nuova disciplina non sia arbitraria o pregiudichi i soggetto in modo irragionevole.
Lo si legge nel parere espresso oggi dal Consiglio di Stato al Senato che si avvia a mettere in atto il taglio, già varato dalla Camera.
"E' possibile incidere sulle situazioni sostanziali poste dalla normativa precedente [...] solo allorché la nuova disciplina sia razionale e non arbitraria, non pregiudichi in modo irragionevole la situazione oggetto dell’intervento e sussista una causa normativa adeguata e giustificata da un’inderogabile esigenza di intervenire o da un interesse pubblico generale", afferma il Consiglio, spiegando che lo strumento giuridico più idoneo è il regolamento.
Il 12 luglio scorso la Camera, su proposta del suo presidente, il grillino Roberto Fico, ha approvato il taglio dei vitalizi dei deputati, un provvedimento-simbolo per il Movimento 5 stelle.
Il testo dispone il ricalcolo dei vitalizi maturati fino al 31 dicembre del 2011 sulla base del sistema contributivo. Gli assegni maturati successivamente erano stati trasformati in pensioni calcolate con il contributivo già nel 2012.
Il nuovo regime, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2019, fissa a 1.470 euro il vitalizio per chi ha subito una riduzione dell'importo superiore al 50%. Per tutti gli altri, il tetto minimo è a quota 980 euro.
Nelle scorse settimane la presidente di Palazzo Madama Maria Elisabetta Alberti Casellati, di Forza Italia, aveva frenato sul progetto, sottolineandone l'impatto sui diritti acquisiti degli ex senatori.
I parlamentari a riposo interessati dalle misure di taglio dei vitalizi sono circa 1.400 e alcuni di loro hanno minacciato di agire per vie legali contro i componenti dell'Ufficio di presidenza di Montecitorio. La disparità di trattamento rispetto a Palazzo Madama potrebbe essere uno degli argomenti da utilizzare per convincere i giudici a rimettere la questione alla Corte costituzionale.