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2 ETF energetici per entrare nel mercato rialzista del petrolio

Pubblicato 29.03.2022, 15:06
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Il riferimento globale dei prezzi del petrolio, il Brent, ha superato i 130 dollari ad inizio marzo, segnando un massimo pluriennale. Sebbene sia ora scambiato a circa il 13% in meno dal recente picco, restando però sopra i 100 dollari, Wall Street è preoccupata per l’impatto dell’aumento dei costi dell’energia sull’economia globale.

Il West Texas Intermediate, o WTI, il riferimento statunitense, segue una traiettoria simile, con circa +37,3% sull’anno, scambiato sopra i 100 dollari al barile. Di conseguenza, l’indice Dow Jones Oil & Gas index ha visto ritorni di oltre il 53% nello scorso anno e del 27% sull’anno in corso (YTD).

La volatilità sui mercati petroliferi solitamente significa scambi altalenanti per i titoli azionari, date le implicazioni per le prospettive macroeconomiche globali. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE):

“L’impennata dei prezzi delle materie prime e le sanzioni internazionali comminate alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina peseranno apprezzabilmente sulla crescita economica globale … La prospettiva di sconvolgimenti su vasta scala della produzione petrolifera russa minaccia di creare uno shock delle forniture petrolifere mondiali”.

JPMorgan Chase prevede che i prezzi del petrolio possano arrivare a 185 dollari al barile se i timori geopolitici persisteranno nei prossimi mesi.

Nell’articolo di oggi presenteremo due exchange-traded fund (ETF) che danno l’accesso ad azioni che potrebbero essere spinte ulteriormente dall’aumento dei prezzi energetici mondiali.

1. iShares Global Energy ETF

  • Prezzo attuale: 36,19 dollari
  • Range su 52 settimane: 23,08-37,13 dollari
  • Rendimento dividendo: 3,03%
  • Percentuale di spesa: 0,43% annuo

iShares Global Energy ETF (NYSE:IXC) investe su nomi globali che producono e distribuiscono petrolio e gas. Il fondo ha cominciato gli scambi nel novembre 2001.

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IXC Weekly Chart

IXC, che replica l’indice S&P Global 1200 Energy Sector Index, possiede le azioni di 47 aziende. Per quanto riguarda i sotto-settori, troviamo petrolio e gas integrati (55,45%), esplorazione e produzione di petrolio e gas (21,31%) e immagazzinamento e trasporto di petrolio e gas (10,84%), tra gli altri.

Oltre il 55% dei nomi arriva dagli USA. Seguono società di Regno Unito, Canada, Francia, Brasile, Italia ed altri paesi. I primi 10 titoli nel portafoglio rappresentano quasi il 60% dei 2,38 miliardi di dollari netti di asset. In altre parole, l’ETF dipende molto dai nomi principali.

In cima alla lista ci sono Exxon Mobil (NYSE:XOM), Chevron (NYSE:CVX), Shell (NYSE:SHEL), ConocoPhillips (NYSE:COP) e TotalEnergies (NYSE:TTE).

L’ETF è schizzato del 31,5% YTD e del 43,5% nelle ultime 52 settimane. IXC ha segnato un massimo pluriennale a fine marzo.

I rapporti P/E e P/B si attestano rispettivamente a 14,45x e 1,93x. Ci piace la diversificazione internazionale del fondo. Inoltre, i nomi energetici solitamente vanno bene nei periodi di inflazione alta. Nel contesto della guerra in Ucraina, ci aspettiamo che le azioni della maggiori parte delle società del fondo restino forti.

2. Invesco DWA Energy Momentum ETF

  • Prezzo attuale: 42,99 dollari
  • Range su 52 settimane: 21,55-44,53 dollari
  • Rendimento dividendo: 0,63%
  • Percentuale di spesa: 0,60% annuo

Il nostro secondo fondo, Invesco DWA Energy Momentum ETF (NASDAQ:PXI), investe su titoli con forza relativa. Questo indicatore dello slancio di prezzo si basa sulla performance di un titolo nel tempo rispetto al riferimento o universo di titoli. Il fondo ha cominciato gli scambi nell’ottobre 2006.

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PXI Weekly Chart

PXI al momento investe su 46 aziende ed il suo indice di riferimento è il Dorsey Wright Energy Technical Leaders Index. Il fondo viene ribilanciato trimestralmente. I primi 10 nomi rappresentano quasi il 40% degli asset netti di 247,8 milioni di dollari.

I titoli del segmento petrolio, gas e carburanti di consumo rappresentano la fetta maggiore del portafoglio, con l’88,97%. Seguono impianti e servizi energetici (7,37%) e metalli ed estrazione mineraria (3,52%). Tutti i nomi si trovano negli Stati Uniti.

Tra i più importanti, ci sono Ovintiv (NYSE:OVV), Cheniere Energy (NYSE:LNG), SM Energy (NYSE:SM), Devon Energy (NYSE:DVN) e Targa Resources (NYSE:TRGP).

Il fondo ha visto ritorni di quasi il 68,3% negli ultimi 12 mesi e del 40,4% dall’inizio dell’anno. Come IXC, ha segnato un massimo pluriennale negli ultimi giorni.

I rapporti P/E forward e P/B si attestano rispettivamente a 6,43x e 2,14x. I lettori che si aspettano che titoli energetici e relativi ETF continuino a brillare nel contesto attuale dovrebbero effettuare ulteriori ricerche su PXI.

Nota dell’editore: Non tutti gli asset descritti sono necessariamente disponibili su tutti i mercati regionali. Consultate un broker accreditato o un consulente finanziario per trovare strumenti simili che possano essere adeguati alle vostre esigenze. Questo articolo è a solo scopo informativo. È opportuno condurre una due diligence prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.

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