Si è conclusa la prima metà del 2022, decisamente negativa. Lato mercato azionario, è stato il quarto inizio peggiore di sempre (vedi tabella sotto), con un calo per l’indice S&P 500 del 20.6%.
Anche il mercato delle obbligazioni, che storicamente aiuta a contenere i Drawdown se non addirittura a performare, è stato molto deludente, anche qui uno dei peggiori semestri di sempre (sotto un Global aggregate YTD in perdita di oltre il 10%). Non stupisce quindi che quasi tutti i portafogli siano in rosso da inizio anno e pure in molti casi in doppia cifra.
Perché la seconda metà 2022 può essere positiva
Eppure come sempre, nei momenti di maggiore pessimismo, ci sono sempre dei risvolti positivi, uno su tutti le valutazioni a sconto.
Ma se torniamo nella tabella sopra, vediamo che è pur vero che il 2022 è il quarto anno peggiore di sempre, ma vediamo come in casi simili (prendiamo pure i 3 anni peggiori) nella seconda metà dell’anno le performance hanno sempre fatto bene. Certo, non è garanzia di certezza, ma possiamo essere fiduciosi per altri motivi, che riporto di seguito.
- Inflazione
- Banche Centrali
- Recessione
Ma come, non erano esattamente i motivi che hanno portato al calo di questi 6 mesi? Infatti, ma potrebbero essere gli stessi elementi che invece aiuteranno i mercati nella seconda metà 2022, vediamo perché.
Per quanto riguarda l’inflazione, ho riportato sotto il principale indicatore che la Federal Reserve monitora per decidere quando (e di quanto) aumentare i tassi di interesse, ovvero il US core PCE Price index. Come potete notare, da qualche mese presenta un trend in discesa, perciò (forse) potremmo anche aver raggiunto quel famoso picco di inflazione per cui da qui in avanti potrebbe normalizzarsi (anche solo il fatto che non salga più è positivo).
Perciò, dal momento che il principale indicatore torna in linea con le aspettative della Banca Centrale USA, potrebbe spingerla ad ammorbidirsi sui rialzi e quindi piacere ai mercati. Ma non solo, anche l’inflazione attesa (qui ho preso il grafico a 5 anni ma a 10 è uguale) sta dando segni da diverso tempo di normalizzazione (vedi sotto).
Perciò, se ad esempio il percorso ad oggi ipotizzato per i tassi Fed (puoi seguire QUI le aspettative), ovvero:
- 75 Bps a luglio (a 2.25%-2.5%)
- 50 Bps a settembre (a 2.75%-3%)
- 25 Bps a novembre (a 3%-3.25%)
- 25 Bps a dicembre (3.25%-3.5%)
Se questo percorso dovesse alleggerirsi per via di un’inflazione calante, ecco che i mercati potrebbero reagire molto bene.
Infine, il tema recessione, che in molti continuano a dare per certa, ma che al momento impatta in modo più contenuto verso gli utili aziendali, e quindi anche qui potrebbe darsi che si è prezzato troppo pessimismo che quindi va a riadeguare i valori aumentandoli.
In ogni caso, il punto è che nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere cosa succederà, perciò prima di tutte queste analisi di dati e numeri, ricordo sempre di “ampliare” la propria visione a qualcosa di più importante (tutto il resto va e viene sui mercati) ovvero i propri obiettivi, l’orizzonte temporale, la diversificazione, e tutti quei concetti sempre validi da buon padre di famiglia.
Lo ripeterò fino alla nausea, sono concetti banali ma in fasi come queste si rivelano delle protezioni incredibili.
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