In questi giorni, guardando i numeri dell'Eurozona, non si può fare a meno di sentire un brivido.
L'indice PMI è caduto vertiginosamente tracciando nuovi minimi storici, ed anche il settore servizi, spesso considerato il salvagente dell'economia, sta affondando insieme a tutta la barca.
Non è la crisi energetica.
Non sono i rialzi dei tassi a tenere l'Eurozona in scacco.
Prendiamoci piuttosto la responsabilità di una pianificazione centralizzata che si è dimostrata più un freno che un motore, “grazie” a sovvenzioni a settori non competitivi, spese pubbliche gonfiate e tassazioni che gravano sui settori più vitali.
E con materie prime che hanno visto un calo dei prezzi e un inverno che non ha morso come si temeva, le premesse per una ripresa c'erano tutte.
Eppure, siamo qui a parlare di un paradosso economico: stimoli massicci, spese in deficit, e politiche monetarie flessibili non hanno portato alla crescita sperata (per usare un eufemismo).
L'Eurozona è come un gigante che si muove con catene ai piedi.
Spesso ci viene chiesto perchè non investiamo nei mercati italiani ed europei…
Questo post racchiude parte dei motivi.
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