La società di Bezos ricusa Lina Khan, appena nominata da Biden alla guida della commissione per la tutela dei consumatori: “Ha pregiudizi nei nostri confronti”. E’ l’inizio di una dura battaglia che coinvolge anche Apple (NASDAQ:AAPL), Facebook (NASDAQ:FB) e Google (NASDAQ:GOOGL).
Una vera e propria richiesta di ricusazione nei confronti della presidente della FTC.
Senza schermaglie preliminari, la guerra è iniziata subito a suon di cannonate. Zero fairplay, zero convenevoli di circostanza. A meno di 15 giorni dalla nomina a presidente della Federal Trade Commission (FTC) di Lina Khan, la giovane giurista scelta dal presidente Joe Biden, ieri Amazon (NASDAQ:AMZN) ha depositato negli uffici della stessa FTC una petizione in cui intima alla Khan di astenersi da ogni argomento che riguardi il gigante dell’e-commerce e le possibili violazioni delle norme antitrust.
In termini giuridici è una vera e propria richiesta di ricusazione nei confronti della presidente dell’agenzia governativa che vigila sulla tutela dei consumatori. Amazon l’ha motivata elencando tutte le precedenti attività svolte dalla 32enne professoressa della Columbia University, che l’anno scorso ha lavorato come consulente per una commissione d’inchiesta parlamentare che ha condotto un’indagine sulle principali piattaforme online. L’indagine si è conclusa con la raccomandazione di adottare nuove norme per contrastare i comportamenti anti-concorrenza delle principali società dell’economia digitale, e cioè Amazon, Apple, Facebook e Google.
Prima ancora, Khan ha lavorato come direttore legale dell’Open Market Institute, organismo che ha preso posizione pubbliche per criticare l’eccessivo potere di mercato di Google (e Google le ha tagliato i fondi).
Al momento Amazon è fra le società che la FTC sta indagando all’interno di una serie di inchieste che hanno per oggetto il comportamento delle Big Tech. Alla FTC spetta anche esprimere un giudizio antitrust sulla recente acquisizione degli studi MGM da parte della società di Jeff Bezos.
Secondo Khan, Amazon deve scegliere se vendere al pubblico o essere proprietaria della piattaforma di e-commerce.
Khan si è fatta una notevole fama nel circolo degli esperti antitrust e di studiosi dei monopoli pubblicando nel 2017 un saggio diventato molto famoso dal titolo “Il paradosso antitrust di Amazon”. In quel testo l’attuale presidente della FTC sosteneva che l’attuale legislazione a difesa della concorrenza non è adeguata per regolamentare il business dell’e-commerce, perché valuta l’interesse del consumatore soltanto sulla base dei prezzi nel breve termine, senza vedere i possibili danni alla concorrenza che possono venire da politiche aggressive di abbassamento dei prezzi.
Da qui la conclusione, decisamente indigesta per Bezos, secondo cui non è corretto che Amazon sia contemporaneamente il proprietario della piattaforma di vendita e uno dei soggetti che vende su quella piattaforma.
Nella petizione di Amazon si legge: “Alla luce della lunga serie di sue dichiarazioni dettagliate su Amazon, e delle ripetute affermazioni secondo cui Amazon avrebbe violato le leggi antitrust, un osservatore ragionevole concluderebbe che lei non può più considerare le difese antitrust della società con una mente aperta. Se lo facesse, dovrebbe ripudiare gli anni di scritti e dichiarazioni che sono alla base della sua carriera professionale”.
Amazon ha sicuramente ragione: la Khan ha già formulato giudizi precisi nei suoi confronti. Ma il dato è politico: se Biden l’ha scelta e il Senato il 16 giugno scorso ha approvato la nomina con 69 voti a favore e 28 contrari, vuole dire che quei giudizi devono orientare l’attività della FTC. Per le Big Tech si profilano tre anni (tanto dura la carica del presidente della FTC) di dure battaglie a Washington.