Martedì il dollaro australiano ha registrato un'impennata dello 0,74% nei confronti del biglietto verde dopo che la Reserve Bank of Australia ha lasciato invariato il tasso ufficiale al minimo storico dell'1,5%.
La decisione è stata ampiamente anticipata dagli operatori di mercato.
Tuttavia, il mercato non si aspettava una siffatta dichiarazione da Philip Lowe. Infatti, il governatore della RBA sembra pronto a mantenere l'inflazione al di sotto della fascia obiettivo, compresa fra il 2% e il 3%, per evitare di incidere su un surriscaldamento del mercato immobiliare.
Inoltre, il robusto mercato del lavoro e il dato a riverbero di una solida crescita significano che non vi è alcuna urgenza di infondere ulteriori stimoli.
Durante le negoziazioni notturne l'AUD/USD ha segnato quota 0,7670, in rialzo da 0,76 sul finire della seduta USA.
Il cambio tra le due divise sta attualmente testando un'area di resistenza chiave, sia a breve che a lungo termine, in quanto gli operatori si chiedono se un ulteriore guadagno dell'AUD sia sostenibile.
In Giappone, la BoJ ha lasciato invariata la politica monetaria ed essa permarrà invariata, a meno che un cambiamento sia assolutamente auspicabile.
La banca centrale giapponese ha altresì posticipato i termini per il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione del 2% per l'esercizio fiscale 2018.
Le pressioni inflazionistiche hanno cominciato ad attenuarsi già di recente con l’indice generale dei prezzi al consumo che a settembre segna una contrazione dello 0,5% a/a per il secondo mese consecutivo.
A Tokyo lo yen giapponese ha registrato un calo con l'USD/JPY in leggero aumento a 104,95, rispetto a 104,78 sul finire della seduta USA. Nel complesso, la riunione della BoJ è stata un non-evento, come previsto, dal momento che numerose banche centrali attendono piuttosto la decisione della Federal Reserve di dicembre prima di fare qualsiasi mossa.
Il dollaro della Nuova Zelanda si è dimostrata la seconda valuta con i migliori risultati fra le valute del comparto G10, con l'NZD che sale dello 0,18% nei confronti del biglietto verde.
Le divise legate alle materie prime hanno faticato a tenere il passo sulla scia del recente calo dei prezzi del greggio e dell'imminente rialzo dei tassi negli Stati Uniti che fa indietreggiare gli investitori.
A medio termine, la coppia NZD/USD ha retto al di sopra degli utili del canale ascendente che si attesta attualmente a circa 0,7070, al rialzo, l'area a 0,73 (massimi multipli) fungerà da resistenza.
Dopo un avvio di settimana con il piede sbagliato, il sentiment è stato piuttosto positivo nel mercato azionario.
In Giappone, gli indici Nikkei e Topix registrano rispettivamente un balzo dello 0,10% e dello 0,01%.
Nella Cina continentale, il CSI 300 è salito dello 0,68%, mentre l’Hang Seng di Hong Kong del mercato offshore è salito dell'1,02%.
In Europa, i future hanno seguito l'andamento asiatico con il DAX in rialzo dello 0,34% e il Footsie in rialzo dello 0,31%. In Svizzera, i future SMI hanno segnato un rialzo dello 0,09%.