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AUD e NZD: in arrivo nuovi ribassi?

Pubblicato 21.02.2019, 21:16
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 21 febbraio 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

La notizia più rilevante nel mercato forex di giovedì è stato il brusco calo registrato dal dollaro australiano e da quello neozelandese. I ribassi sono da imputare esclusivamente alla richiesta del dollaro australiano, in quanto non ci sono stati dati o notizie rilevanti per il dollaro neozelandese. All’inizio i trader del dollaro australiano sono stati sorpresi positivamente dai dati sul mercato del lavoro che hanno mostrato un inizio di anno positivo per le nuove assunzioni. A gennaio sono stati creati poco più di 39 mila posti di lavoro e le posizioni full time hanno registrato l’aumento maggiore degli ultimi due anni. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al minimo di 7 anni del 5%. Purtroppo, poco dopo Westpac ha dichiarato che la Reserve Bank potrebbe tagliare i tassi di interesse due volte quest’anno. A loro avviso, una crescita minore e un tasso di disoccupazione più elevato richiederà una risposta dalla RBA ad agosto o novembre. Sebbene non ci siano dubbi che la RBA lascerà i tassi invariati quest’anno, è troppo presto per capire se un intervento potrà essere necessario in quanto un eventuale accordo tra USA e Cina potrebbe supportare la crescita australiana.

Ciò che realmente ha bloccato l’impennata del dollaro australiano è stata la decisione della Cina di bandire le importazioni di carbone australiano verso il porto di Dalian. Si tratta un bel colpo per il settore (il 2% delle importazioni di carbone sono dirette a Dalian) ma la Cina ci sta andando giù pesante dopo che l’Australia ha escluso Huawei dalla rete 5G lo scorso anno. Il cambio AUD/USD ha perso oltre un centesimo sulla scia di questi sviluppi, e considerato che siamo al di sotto delle soglie di tutte le principali medie mobili, il prossimo passo potrebbe essere un calo verso e sotto il 70 centesimi. Il governatore della RBA Lowe terrà un discorso giovedì pomeriggio ed è difficile che possa dire qualcosa che possa sostenere la valuta. Il dollaro neozelandese è sceso con il dollaro australiano e potrebbe arrivare a 0,6740.

Il cambio USD/CAD è salito per la prima volta dopo 5 giorni di scambi, sulla scia del calo dei prezzi del petrolio e dei titoli di borsa. Il dollaro canadese sarà sotto i riflettori venerdì, in attesa dei dati sulle vendite al dettaglio. Visti i dati positivi sulla crescita occupazionale dello scorso mese e l’aumento delle vendite all’ingrosso, ci aspettiamo una ripresa a dicembre. Nonostante il calo dei titoli azionari USA, il biglietto verde non ha risentito dei dati USA deboli. L’attività manifatturiera nell’area di Philadelphia si è contratta per la prima volta dal maggio 2016, gli ordinativi di beni durevoli sono saliti meno del previsto e le vendite di case esistenti sono scese dell’1,2% contro il previsto aumento dello 0,2%. Ci aspettavamo che questi dati non avrebbero avuto un impatto significativo sul dollaro, e visto che per venerdì in agenda non ci sono dati economici importanti, l’andamento del biglietto verde sarà dettato dalla propensione al rischio.

Anche l’euro è sceso, ma le perdite sono state contenute rispetto a AUD e NZD grazie all’indice PMI composito della zona euro, in salita per la prima volta dopo 6 mesi. Nonostante il miglioramento sia dovuto principalmente all’andamento del settore dei servizi in Francia e in Germania, questo aumento, unito al miglioramento delle previsioni degli investitori, ci fa sperare che ci sia una luce alla fine del tunnel per la zona euro. Per venerdì si attende l’indice IFO tedesco per il quale prevediamo una lettura mista. Dopo aver testato per tre giorni consecutivi la media mobile su 20 giorni, il cambio EUR/USD potrebbe scendere sotto 1,12.

La sterlina rimane la valuta più resiliente nonostante l’UE abbia dichiarato che non ci sono stati sviluppi nelle trattative tra il Presidente Juncker e la Premier britannica. Probabilmente a causa dell’ostinazione della May, Juncker si è detto non ottimista. Un portavoce del governo britannico ha dichiarato di non credere che sia possibile trovare un accordo entro la prossima settimana. I tempi stretti e la mancanza di sviluppi nelle trattative sulla Brexit hanno spinto Fitch a mette il rating AA del Regno Unito sotto osservazione. Tutto questo dovrebbe far scendere la sterlina, ma la valuta britannica continua a salire nella speranza che prevalga il buon senso e che venga richiesta una proroga alla scadenza di marzo.

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