È opinione comune che, all’odierna riunione di politica monetaria, Banxico manterrà invariato il tasso di riferimento al 4,50%, dopo il rialzo di 50 punti base di giugno, per un totale di 125 punti base nell’attuale ciclo di restringimento.
Nonostante il lieve rallentamento dell’inflazione, con l’IPC anno in rialzo del 2,64% rispetto al 2,73% previsto, la divergenza fra le dinamiche inflazionistiche e di crescita rimane un problema per la banca centrale.
Ciò nonostante, Banxico rimane vigile, perché la costante flessione dell’MXN rischia di sfondare l’obiettivo d’inflazione della banca, innescando instabilità in termini finanziari.
Per quanto riguarda la crescita, la produzione industriale – il dato sarà diffuso in giornata – dovrebbe rimanere limitata, pari allo 0,5% dallo 0,4% a/a, a conferma delle incertezze sulla crescita che si propagano dagli USA.
Banxico, però, si concentra soprattutto sulla Fed e sul difendere il Peso da un deprezzamento eccessivo.
La banca centrale ha segnalato una strategia reattiva, imitando le decisioni di politica monetaria del FOMC.
Se a settembre la Fed alzerà i tassi di 25 punti base, ci aspettiamo che Banxico faccia lo stesso (FOMC: 21 settembre; Banxico: 29 settembre).
Tuttavia, visto il restringimento preventivo, pari a 100 punti base, il Messico ha giocato d’anticipo e non prevediamo un intervento alla riunione (fintantoché la debolezza dell’MXN rimane circoscritta).
Fatta questa premessa, il nostro scenario di base al momento non prevede un rialzo della Fed in autunno, quindi anche il Messico non interverrà.
La conferma che le banche centrali globali rimarranno accomodanti nel prossimo futuro, fatta ovviamente eccezione per la Fed, ha sostenuto diffusamente la propensione al rischio e la caccia ai rendimenti.
Gli investitori si sono buttati sulle valute dei mercati emergenti, l’MXN ha fatto registrare le prestazioni migliori, sebbene di solito rimanga indietro nei rally indiscriminati della propensione al rischio.
Nell’anno corrente, il peso è stato una delle valute con l’andamento peggiore sul mercato delle valute emergenti, a causa della sua forte correlazione con il Petrolio Greggio, dell’incertezza sulla crescita negli USA, del contesto politico (la flessione nei sondaggi del candidato presidenziale repubblicano Trump viene letta positivamente per il Messico) e perché gli investitori sembrano dimostrare una strategia negativa sui mercati emergenti attraverso il Peso (basso costo per le operazioni di carry trade).
Nell’attuale contesto di propensione al rischio, l’MXN dovrebbe guadagnare marginalmente contro l’USD, ma rimanere indietro rispetto alle altre valute dell’America Latina.