Lunedì nel video settimanale ho parlato dei due livelli sotto, e di come i mercati fossero a dei livelli chiave per la ripresa del trend rialzista:
- 4200 punti per l'S&P 500 (ricordo sempre che si parla di zone, non di punti esatti al millesimo)
- 13.800 punti per il Nasdaq 100
Ho anche ripetuto che se l’Europa era già tornata a testare i massimi pre-bear market 2022, l’america da questo punto di vista era ancora indietro, pertanto le due zone potrebbero riallinearsi (questa volta in positivo magari).
Ora, come possiamo osservare dai due grafici sopra, in entrambi gli indici, entrambi i livelli sono stati raggiunti ed in piccola parte superati nell’ultima settimana. A questo punto, come sempre sui mercati, servono però conferme, perché non basta arrivarci ad un livello, ma bisogna poi lasciarselo alle spalle.
Quindi sarà decisamente interessante sia la giornata di oggi che la prossima settimana. In ogni caso molti dei gestori short o liquidi, qualora davvero si superassero questi livelli in modo evidente, sarebbero costretti a ricoprirsi o a ritornare sui mercati, ecco quindi che la salita potrebbe farsi più rapida.
Il motivo a mio giudizio è semplice (ne ho parlato al Market Briefing qualche giorno fa): quando tutti i rischi sono già sul tavolo (inflazione, recessione, utili in calo) i mercati in gran parte già li prezzano.
Ora, se lato tassi Fed giugno potrebbe essere il punto di Pivot (quindi uno stop ai rialzi) per l’inflazione, alcune notizie interessanti arrivano proprio dai mercati…
Ho già detto più volte di considerare l’effetto base, da togliere all’indice IPC (oggi in USA al 4.9%). Quindi i due effetti base di giugno e luglio saranno 1.3% e 1% (quindi da 4.9% si scende al 2.6%). Considerando poi due variazioni mensili (giugno e luglio) dello 0.4%, potremmo arrivare al 3.4% di IPC a luglio.
Molto interessante però è anche il livello dei TIPS, tioli di stato legati all’inflazione che in qualche modo ci raccontano di cosa il mercato si aspetti in questo senso, e guardate il livello a cui sono arrivati: 2.25% sui 5 anni, ecco quindi che forse i mercati stessi già si aspettano un ritorno dell’inflazione a valori normali.
Tornando al Bear Market, se lo confrontiamo con quelli precedenti, dal momento che ancora molti si aspettano i crolli, ecco una checklist di 10 elementi per determinare un bear market. A differenza di quelli precedenti però, questa volta abbiamo il 50% di elementi riscontrati, ben diverso dall’80 o 100% di altre situazioni.
Quindi ancora una volta, potete anche aspettare il prossimo crollo, ma anche ammesso che ci sarà, intanto vi siete persi il rimbalzo dai minimi di ottobre, e poi nei prossimi anni i mercati (mi riferisco sempre ad USA e globale sia chiaro, l’Italia conta lo zero virgola e non fa testo) continueranno (tra alti e bassi ci mancherebbe) a fare quello che hanno fatto sempre, scendere e salire, ma con un chiaro trend di fondo, che è quello degli ultimi 200 anni.
E poi chiedo a tutti coloro che sono sempre a predire crolli, se vedete così i mercati ogni volta, che senso ha investire?
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Alla prossima!
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