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Borse in rialzo, in calo l’USD. Stabili oro e petrolio

Pubblicato 06.07.2020, 11:09

In Asia, i mercati azionari hanno aperto la settimana all’insegna di toni positivi; la speranza di altri aiuti in arrivo sembra essere praticamente l’unica spiegazione di questo ottimismo.

Il Composite di Shanghai è balzato più del 4% sull’improvviso picco dei volumi di scambi, e l’Hang Seng è lievitato del 3,45%. Nelle prossime due settimane, la Cina pubblicherà i dati economici riferiti a giugno, da cui ci si aspetta un solido rimbalzo dell’attività e un aumento dell’inflazione. Tuttavia, non si sa con certezza se la corsa rialzista di oggi sia dovuta alle aspettative di dati solidi, o semplicemente alle speculazioni.

A Tokyio la borsa ha guadagnato l’1,75%, invece l’ASX 200 (-0,31%) è rimasto indietro, nonostante i toni rialzisti in Cina, per effetto delle nuove misure di contenimento per frenare i contagi a Melbourne.

Durante gli scambi notturni, i futures sui listini USA hanno trovato buone richieste, segnalando un solido avvio dopo il lungo fine settimana festivo. I futures sul Dow (+1,30%) e sul Nasdaq (+1,23) sono saliti, mentre i rendimenti dei titoli del Tesoro hanno registrato un incremento marginale.

L’oro non si è mosso granché, rimanendo intorno ai $1770 all’oncia.

Anche l’attività sui futures del FTSE (+1,43%) e del DAX (+2,13%) segnala un solido avvio positivo in Europa.

Sembra che gli investitori globali siano meno sensibili all’aumento dei casi di Covid, e invece entusiasti per le ulteriori misure di stimolo. Ma la dura verità è che la seconda metà dell’anno inizia offuscata dai timori per una seconda ondata di contagi, mentre s’infrangono le speranze in un rapido rimbalzo economico. Rimane da vedere se la realtà economica si rifletterà davvero sugli asset dei prezzi. La massiccia iniezione di liquidità a buon mercato probabilmente continuerà a gonfiare i prezzi degli asset. I rendimenti molto bassi dei titoli sovrani dovrebbero continuare a sostenere i prezzi delle azioni. Quest’anno la disponibilità di moneta offerta dalla Federal Reserve (Fed) è schizzata quasi del 20%, a $18,4 mila miliardi, e non è finita.

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L’inflazione dei corsi azionari non costituisce però uno stimolo sostenibile per i prezzi del petrolio, perché valutazioni più elevate non si traducono necessariamente in un miglioramento dell’attività economica nel prossimo futuro. I trader del petrolio sono più preoccupati per l’aumento dei casi di coronavirus e per le nuove misure di contenimento. L’interesse per il WTI resta circoscritto sopra i $40 al barile. Se non riuscisse a superare l’impasse vicino a questo livello, potrebbe esserci una correzione ribassista nel medio termine. Al rialzo s’intravedono solide offerte prima del livello a $45, vicino alla media mobile a 200 giorni ($44,50).

Sul forex, l’indice dell’USD è scivolato sotto la soglia dei 97 punti.

La solida propensione al rischio e i segnali di compromesso dai quattro paesi “frugali” sul proposto pacchetto di salvataggio da 750 miliardi di euro prima del vertice dell’Eurogruppo in calendario il 9 luglio forniscono un deciso supporto all’EUR/USD. Gli ultimi dati CFTC confermano un costante aumento dei lunghi speculativi netti sull’euro, perché cresce la convinzione per le coppie in euro, comprese EUR/USD, EUR/JPY ed EUR/GBP. Se sostenuta da dati economici solidi, la moneta unica dovrebbe tentare di sfondare il massimo di giugno a 1,1423.

Pubblicato stamattina, il dato sugli ordini industriali tedeschi ha mostrato un miglioramento del 10,4% a maggio, meno del 15% previsto dagli analisti. Nelle prossime ore sarà la volta delle vendite al dettaglio europee, che potrebbero essere rimbalzate del 15% a maggio, dopo il +11,7% nei due mesi precedenti.

Il dato di domani sulla produzione industriale tedesca dovrebbe segnalare un rapido recupero a maggio. In prospettiva, sappiamo che i produttori di auto tedeschi hanno aumentato la produzione dell’80% a giugno. Anche se le cifre molto elevate sono dovute in primis all’attività bassissima dei mesi passati e restano inferiori ai livelli normali, i segnali di ripresa sono incoraggianti per le prospettive di crescita, e anche per l’euro.

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Il cable si prepara a opporsi alle offerte sopra quota 1,25. La sterlina trova richieste contro l’USD in diffuso indebolimento, ma viene venduta contro la moneta unica. La scorsa settimana, i negoziati per la Brexit si sono conclusi come al solito, senza progressi, sulla scia delle profonde divergenze fra le due parti. I progressi della sterlina continuano dunque a fornire agli orsi di medio termine interessanti opportunità di vendere sui massimi, mentre il Regno Unito si avvia con passo deciso verso una Brexit senza accordo.

Altrove, le valute oceaniane trovano richieste migliori sulla solida propensione al rischio. L’USD/CAD è sceso di nuovo sotto la media mobile a 200 giorni (1,3545), anche se i rialzi del loonie potrebbero essere temporanei, vista la stagnazione dei prezzi del petrolio e le crescenti probabilità di una correzione ribassista sui mercati petroliferi.

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