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Brevetti in scadenza, ecco cosa frena Pfizer in Borsa

Pubblicato 13.04.2021, 08:36
Aggiornato 05.03.2021, 16:55

Wall Street continua a ignorare il clamoroso successo ottenuto con il vaccino contro il Covid. In 12 mesi il titolo è salito solo dell’11%, contro il +47% dell’indice S&P500. I ricavi del 2021 cresceranno del 43%, ma gli analisti temono la scadenza del 2026-2027 quando il gruppo dovrà fronteggiare una perdita di fatturato di 20 miliardi di dollari

Il vaccino frutterà nel 2021 maggiori ricavi per 15 miliardi di dollari.

Ormai è noto e risaputo che Pfizer (NYSE:PFE), grazie al vaccino sviluppato insieme alla tedesca BioNTech, incasserà quest’anno 15 miliardi di dollari in più rispetto alla normale crescita del suo tradizionale business farmaceutico. Si dà anche per scontato, ormai, che la vaccinazione contro il Covid non sarà purtroppo un’una tantum, ma molto probabilmente bisognerà ripeterla ogni anno, o ogni due anni.

Per un investitore che vuole puntare sul gruppo farmaceutico americano queste sono solo buone notizie, eppure il titolo non si muove. A Wall Street Pfizer è scambiata a 36 dollari per azione, esattamente lo stesso livello dove si trovava all’inizio dell’anno, mentre nello stesso periodo l’indice S&P500 ha guadagnato il 10%.

Da aprile dell’anno scorso la performance di Pfizer è un modesto +11% contro il +47% dell’indice principale di Wall Street.

Le previsioni degli analisti: ricavi +43%, profitti +58%. Ma il titolo è fermo.

E’ come se gli investitori non tenessero conto delle previsioni degli analisti che indicano per il 2021 una crescita dei ricavi del 43% a 60,1 miliardi di dollari (dai 41,9 miliardi del 2020) con un balzo dell’utile del 58% a 15,2 miliardi, da 9,6 miliardi. O è come se gli investitori avessero dei dubbi sulla capacità di questa azienda di capitalizzare i vantaggi acquisiti con l’ingresso nel settore dei vaccini, dove fino all’anno scorso aveva una presenza marginale. Come se fosse una start-up ancora impegnata a strutturarsi.

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Eppure Pfizer, dal punto di vista del track-record, ne ha da vendere. Come ricorda il blogger Tom Kerr di Seeking Alpha, la casa farmaceutica è stata fondata nel 1849, è sopravvissuta alla Guerra civile americana, a due Guerre mondiali, e a circa 35 crisi economiche.
Nel 2019 Pfizer ha ceduto a GlaxoSmithKline la propria attività nei prodotti da banco, ottenendo in cambio il 32% della controllata di GSK che opera in questo settore ed è leader mondiale con prodotti come Sensodyne e Voltaren. Questa operazione ha permesso a Pfizer di concentrare la propria crescita nel più redditizio business farmaceutico vero e proprio, tanto è vero che nel 2020 la società ha registrato un incremento dei ricavi (senza contare quelli dal vaccino per il Covid) dell’8%, crescita che dovrebbe continuare quest’anno a un lusinghiero tasso del 6%.

I brevetti scadono, ma in pipeline ci sono nuovi farmaci per 15 miliardi all’anno.

Il punto vero di preoccupazione per gli investitori è la prossima scadenza di alcuni brevetti. Per Pfizer gli anni cruciali saranno il 2026 e il 2027 quando verranno a scadere i brevetti di farmaci importanti (in America il Prevnar 13, l’Eliquis e lo Xtandi) che generano ricavi annui per oltre 6 miliardi di dollari. In media gli analisti prevedono che negli anni successivi al 2026 Pfizer dovrà fronteggiare una perdita di fatturato che potrebbe arrivare a 20 miliardi di dollari per la scadenza di alcuni brevetti. Una previsione che l’azienda definisce “in linea con la propria stima interna”.

Pfizer si è preparata da tempo a queste scadenze e la sua risposta sarà il lancio sul mercato di nuovi prodotti. In un incontro con la comunità finanziaria dello scorso settembre, il management ha annunciato che nella pipeline del gruppo ci sono nuovi farmaci, al momento non ancora approvati, in grado di generare oltre 15 miliardi di ricavi aggiuntivi entro il 2025. Fra questi anche il Duchenne, un farmaco per la terapia della distrofia muscolare che da solo dovrebbe valere oltre 2 miliardi di ricavi all’anno.

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Inoltre la società ha annunciato un netto miglioramento della sua capacità di portare all’approvazione nuovi prodotti. Se nel 2015 solo il 5% dei nuovi farmaci sottoposti a sperimentazione clinica arrivava ad essere approvato, nel 2019 la percentuale era salita al 9%, meglio della media dei concorrenti.

Situazione finanziaria solida, dividendo del 4%.

Dal punto di vista finanziario la società si mostra decisamente solida. Alla fine del 2020 Pfizer aveva in cassa oltre 12 miliardi di dollari, più 20,2 miliardi di dollari in investimenti a lungo termine. Il debito totale ammontava a 40 miliardi di dollari, a fronte, però, di un Ebitda di 13,5 miliardi, che dovrebbe salire nel 2021 a 25 miliardi, per cui non ci sono dubbi sul rating “investment grade” del suo debito.

Sulla base delle stime degli analisti, il 2021 dovrebbe chiudersi con un free cash flow di 20 miliardi di dollari, al netto di 3 miliardi di investimenti e 10 miliardi di spese per Ricerca e Sviluppo. Alla luce della politica di remunerazione degli anni scorsi (dividend yield del 4,3%), al dividendo potrebbero essere destinati 9 miliardi: resteranno 11 miliardi che potranno finanziare buyback, restituzione di debiti o acquisizioni.

E se la vaccinazione dovrà diventare un appuntamento di tutti gli anni?

Sulla base di questa analisi Tom Kerr, noto blogger di Seeking Alpha, arriva alla conclusione che il prezzo di Borsa corretto di Pfizer dovrebbe essere attorno a 50 dollari, immaginando che i 15 miliardi di ricavi per il vaccino contro il Covid non si ripeteranno negli anni a venire.

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Ma se, invece, la vaccinazione dovrà essere ripetuta ogni anno, il prezzo giusto di Pfizer, dice Kerr, dovrebbe essere vicino ai 70 dollari.

Fra gli analisti che seguono il titolo la raccomandazione più diffusa è Hold e il target price medio è 40 dollari.

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