La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 16.05.2018
Con il prezzo del Brent diretto agli 80 dollari al barile, gli osservatori dei mercati cominciano a chiedersi se ci sia qualcosa che possa impedire al prezzo del greggio di salire ancora questa primavera.
È tutta un’altra cosa rispetto alla primavera e all’estate dell’anno scorso, quando il prezzo del Brent riusciva appena a superare i 55 dollari al barile. Ora Bank of America prevede addirittura che i prezzi raggiungano i 100 dollari al barile.
Ci sono tre principali fattori che stanno influenzando l’aumento del prezzo in questo momento:
- La decisione del Presidente USA Donald Trump di reintrodurre le sanzioni contro l’Iran
- Il fallimento del settore petrolifero venezuelano e
- L’accordo OPEC/Non-OPEC sui tagli alla produzione
1. Le sanzioni iraniane
Sebbene non sia chiaro se i paesi e le compagnie che acquistano, trasportano ed assicurano il greggio iraniano rientreranno nelle sanzioni statunitensi, in molti stanno prendendo sul serio il governo Trump ed hanno iniziato a richiedere esenzioni o a parlare di fonti petrolifere alternative.
L’Amministratore Delegato di ENI (MI:ENI), la compagnia petrolifera italiana, ha espresso il suo dissenso per la decisione del Presidente Trump di uscire dall’accordo iraniano.
Tuttavia, ha chiarito che sebbene ENI abbia partecipato a delle trattative per il potenziale sviluppo di giacimenti di greggio e gas in Iran, al momento la compagnia non ha alcun interesse nel paese e non ha intenzione di fare investimenti in Iran.
In particolare, però, l’Amministratore Delegato ha affermato che ENI non è interessata ad investire nello sviluppo energetico iraniano per via delle condizioni sfavorevoli offerte dall’Iran e non a causa della decisione del Presidente Trump di riapplicare le sanzioni.
L’incertezza per il destino delle esportazioni petrolifere iraniane continua a spingere il prezzo del greggio.
Il ruolo più importante nelle importazioni di greggio iraniano è giocato dalla Cina, responsabile di circa il 24% delle esportazioni petrolifere totali del paese.
Probabilmente assisteremo ad un qualche tipo di trattativa tra Stati Uniti e Cina per cercare di convincere i cinesi a ridurre le importazioni di greggio iraniano.
Se il governo Trump dovesse riuscire a convincere la Cina a diminuire le importazioni dall’Iran, allora possiamo prevedere che il prezzo del greggio salirà ancora.
Se la Cina dovesse invece continuare ad importare greggio iraniano allo stesso ritmo - o se dovesse aumentare le importazioni - allora il prezzo del greggio potrebbe cominciare una discesa man mano che si ridurrà lo slancio fornito dalla notizia dell’accordo sul nucleare iraniano.
2. Il fallimento del settore petrolifero venezuelano
L’impatto del fallimento del settore petrolifero venezuelano non può essere ignorato.
La scorsa settimana, ConocoPhillips (NYSE:COP) è riuscita ad espropriare il greggio venezuelano nei Caraibi tramite una sentenza per pagare un debito, la PDVSA ha abbandonato la raffineria Isla a Curacao e il Venezuela ha acquistato greggio sul mercato da scambiare con Cuba in cambio di prodotti.
Sono tutti ulteriori segnali del continuo crollo dell’intera industria petrolifera del Venezuela. La crisi probabilmente si rifletterà in altri cali della produzione nei prossimi mesi.
3. Limiti alla produzione OPEC/Non-OPEC
L’accordo OPEC/Non-OPEC sui tagli alla produzione continua a supportare l’aumento del prezzo del greggio.
Sebbene l’Arabia Saudita abbia reso noto di voler aumentare la produzione per impedire uno sconvolgimento del mercato che potrebbe essere causato dagli eventi geopolitici in Iran e Venezuela, la nazione non ha ancora intrapreso alcuna azione per farlo.
Sembra proprio che il mercato dovrà aspettare le dichiarazioni ufficiali dell’OPEC quando l’organizzazione si incontrerà tra poco più di un mese.
Possibili limiti agli aumenti di prezzo
Ci sono alcuni fattori che potrebbero fermare, o almeno rallentare, l’impennata del prezzo del greggio.
Uno di questi è l’annuale processo di hedging del greggio messicano.
Il prezzo di vendita non è ancora noto, ma il processo aumenta la volatilità del mercato ed è famoso per aver causato forti crolli del prezzo del greggio in passato.
La produzione di petrolio da scisto USA è un altro jolly.
I livelli di produzione hanno superato le previsioni, ma i prezzi continuano a salire.
D’altra parte, le limitazioni alle infrastrutture ed al personale nelle regioni del petrolio da scisto, potrebbero spingere alcuni produttori a vendere il greggio ad un prezzo più conveniente.
Infatti, lo spread tra il Future Petrolio Greggio WTI e il Future Petrolio Brent ha raggiunto gli 8 dollari al barile ieri, il massimo di tre anni.
Anche se sono in costruzione altri oleodotti in Nord America, fin quando non saranno attivati il WTI continuerà ad essere venduto ad un prezzo significativamente inferiore e questo ne limiterà l’aumento del prezzo.