“Nessuno stato europeo può illudersi di contare solo sulle sue forze” (Giorgio Napolitano)
Il mese di settembre volge al termine e praticamente tutti i principali indici mondiali sono in rosso. Per Wall Street si tratta del secondo mese consecutivo in ribasso, il peggiore dal settembre 2022. Una conferma della tradizione e della statistica come dimostra anche una recente elaborazione su dati Schroeders, basata su 31 anni di performance dei quattro principali indici azionari: FTSE 100 (azioni inglesi), MSCI World (azioni globali), S&P 500 (azioni statunitensi), Eurostoxx 50 (azioni europee). Gli ultimi due mesi dell’estate sono infatti i peggiori per investire, con una probabilità che chiudano in positivo pari al 50% rispetto, ad esempio, al 79% del mese di dicembre (confermando quindi l’ipotesi del rally di natale). Il riflesso di questo movimento è il forte rialzo dei vettori energetici: petrolio e gas, che nello stesso periodo di tempo hanno messo a segno guadagni superiori al 10%. Il rischio è che le principali economie mondiali entrino in stagflazione ovvero bassa crescita e aumento dell’inflazione. Lo scenario peggiore per le Borse. Un rischio che però i banchieri centrali non sembrano considerare alla luce delle dichiarazioni di Jerome Powell che non esclude altri due rialzi dei tassi di interesse nel corso dei prossimi 12 mesi. Per questo il titolo di Stato statunitense a 10 anni rende di più di quello emesso dal governo greco: 4,444% rispetto al 4,094%. Attenzione quindi alle 15:00 di oggi quando è in programma un discorso della presidente della Bce, Christine Lagarde che potrebbe seguire lo stesso sentiero di Powell.
Un anno di Governo Meloni
Nel giorno in cui il primo Governo guidato da Giorgia Meloni ha festeggiato il traguardo di 1 anno, l’Istat ha confermato il tasso di crescita dell'economia italiana e il rapporto deficit/Pil relativi al 2022, mettendo in difficoltà un esecutivo impegnato in una complicata manovra per il prossimo anno. Nel report "Conti economici nazionali" diffuso dall'istituto di statistica, i numeri su Pil e indebitamento netto per lo scorso anno restano rispettivamente al 3,7% e 8%, come già segnalato ad aprile. Gli attuali obiettivi di deficit del governo italiano, che a fine mese saranno rivisti nella Nadef, risalgono ad aprile e ammontano al 4,5% del Pil nel 2023 e al 3,7% nel 2024. Entrambi i target sono però a forte rischio sforamento per via delle revisioni contabili legate agli incentivi fiscali sulle ristrutturazioni edilizie, come il Superbonus o il bonus facciate. La spesa per tali incentivi nel 2022 è stata pari la 2,8% di Pil, circa €54 miliardi, secondo le stime fornite oggi da Istat. Notizie che arrivano a pochi giorni dalla presentazione della Legge di Bilancio che svelerà le reali intenzioni del Governo sulle scelte di politica monetaria. Nel frattempo la speculazione è tornata a farsi sentire sul debito pubblico italiano: il rendimento del BTP a 10 anni è arrivato al 4,6%, mentre lo spread è salito sopra i 180 punti, sui massimi dalla fine di maggio scorso.
L'oro nero si infiamma
Con il petrolio sui massimi i riflettori del mercato si accedono sui titoli del comparto energetico. Società che oltre al potenziale di rialzo dei profitti aggiungono l’appeal di generosi dividendi, in grado di batte l’inflazione e in un’ottica di 12/18 mesi e generare rendimenti reali positivi. Guardando ai mercati azionari, fra i grandi gruppi petroliferi quotati sui listini europei, gli analisti di Société Générale (EPA:SOGN) hanno così selezionato una lista di titoli preferiti: l’italiana Eni (BIT:ENI); il gruppo austriaco Omv; la compagnia iberica Repsol (BME:REP); il colosso britannico Bp (LON:BP); il gigante francese TotalEnergies; l’olandese Shell, la portoghese Galp. Tutti titoli con yield superiori al 4%, con un picco rispettivamente del 7% e del 7,4% per Eni, negli anni 2023 e 2024. Ma questo non significa che siano da trascurare i titoli esposti alle energie pulite, su cui gli investimenti tendono ad aumentare proprio quando i costi dell’energia tradizionale salgono sui massimi. Contesto positivo per molte società quotate su Euronext (EPA:ENX) Growth Milan, il listino delle PMI ad alto potenziale di crescita di Borsa italiana, ed oggetto di copertura da parte di Integrae Sim. Tra queste Redelfi e Altea Green Power tra i best performer a un anno dell’indice.
“Nessuno stato europeo può illudersi di contare solo sulle sue forze” (Giorgio Napolitano)
Il mese di settembre volge al termine e praticamente tutti i principali indici mondiali sono in rosso. Per Wall Street si tratta del secondo mese consecutivo in ribasso, il peggiore dal settembre 2022. Una conferma della tradizione e della statistica come dimostra anche una recente elaborazione su dati Schroeders, basata su 31 anni di performance dei quattro principali indici azionari: FTSE 100 (azioni inglesi), MSCI World (azioni globali), S&P 500 (azioni statunitensi), Eurostoxx 50 (azioni europee). Gli ultimi due mesi dell’estate sono infatti i peggiori per investire, con una probabilità che chiudano in positivo pari al 50% rispetto, ad esempio, al 79% del mese di dicembre (confermando quindi l’ipotesi del rally di natale). Il riflesso di questo movimento è il forte rialzo dei vettori energetici: petrolio e gas, che nello stesso periodo di tempo hanno messo a segno guadagni superiori al 10%. Il rischio è che le principali economie mondiali entrino in stagflazione ovvero bassa crescita e aumento dell’inflazione. Lo scenario peggiore per le Borse. Un rischio che però i banchieri centrali non sembrano considerare alla luce delle dichiarazioni di Jerome Powell che non esclude altri due rialzi dei tassi di interesse nel corso dei prossimi 12 mesi. Per questo il titolo di Stato statunitense a 10 anni rende di più di quello emesso dal governo greco: 4,444% rispetto al 4,094%. Attenzione quindi alle 15:00 di oggi quando è in programma un discorso della presidente della Bce, Christine Lagarde che potrebbe seguire lo stesso sentiero di Powell.
Un anno di Governo Meloni
Nel giorno in cui il primo Governo guidato da Giorgia Meloni ha festeggiato il traguardo di 1 anno, l’Istat ha confermato il tasso di crescita dell'economia italiana e il rapporto deficit/Pil relativi al 2022, mettendo in difficoltà un esecutivo impegnato in una complicata manovra per il prossimo anno. Nel report "Conti economici nazionali" diffuso dall'istituto di statistica, i numeri su Pil e indebitamento netto per lo scorso anno restano rispettivamente al 3,7% e 8%, come già segnalato ad aprile. Gli attuali obiettivi di deficit del governo italiano, che a fine mese saranno rivisti nella Nadef, risalgono ad aprile e ammontano al 4,5% del Pil nel 2023 e al 3,7% nel 2024. Entrambi i target sono però a forte rischio sforamento per via delle revisioni contabili legate agli incentivi fiscali sulle ristrutturazioni edilizie, come il Superbonus o il bonus facciate. La spesa per tali incentivi nel 2022 è stata pari la 2,8% di Pil, circa €54 miliardi, secondo le stime fornite oggi da Istat. Notizie che arrivano a pochi giorni dalla presentazione della Legge di Bilancio che svelerà le reali intenzioni del Governo sulle scelte di politica monetaria. Nel frattempo la speculazione è tornata a farsi sentire sul debito pubblico italiano: il rendimento del BTP a 10 anni è arrivato al 4,6%, mentre lo spread è salito sopra i 180 punti, sui massimi dalla fine di maggio scorso.
L'oro nero si infiamma
Con il petrolio sui massimi i riflettori del mercato si accedono sui titoli del comparto energetico. Società che oltre al potenziale di rialzo dei profitti aggiungono l’appeal di generosi dividendi, in grado di batte l’inflazione e in un’ottica di 12/18 mesi e generare rendimenti reali positivi. Guardando ai mercati azionari, fra i grandi gruppi petroliferi quotati sui listini europei, gli analisti di Société Générale hanno così selezionato una lista di titoli preferiti: l’italiana Eni; il gruppo austriaco Omv; la compagnia iberica Repsol; il colosso britannico Bp; il gigante francese TotalEnergies; l’olandese Shell, la portoghese Galp. Tutti titoli con yield superiori al 4%, con un picco rispettivamente del 7% e del 7,4% per Eni, negli anni 2023 e 2024. Ma questo non significa che siano da trascurare i titoli esposti alle energie pulite, su cui gli investimenti tendono ad aumentare proprio quando i costi dell’energia tradizionale salgono sui massimi. Contesto positivo per molte società quotate su Euronext Growth Milan, il listino delle PMI ad alto potenziale di crescita di Borsa italiana, ed oggetto di copertura da parte di Integrae Sim. Tra queste Redelfi e Altea Green Power tra i best performer a un anno dell’indice.