I prezzi degli elementi "base" dell'economia sono aumentati nell'ultimo anno. I futures su petrolio, rame, mais e benzina costano circa il doppio rispetto ad un anno fa, quando gran parte del mondo era in pieno lockdown a combattere la diffusione del coronavirus.
Molti investitori probabilmente osservando le oscillazioni sulle commodities direbbero che urla inflazione. L'impennata dei prezzi delle materie prime ha alimentato un acceso dibattito a Wall Street e a Washington, DC sull'inflazione e sulle politiche fiscali e monetarie attivate per tamponare lo shock sull'economia durante la pandemia. Quest'ultime però potrebbero ora rischiare di ostacolare la ripresa.
Al centro del dibattito c'è quanto della crescita dei prezzi delle materie prime possa essere attribuita a shock temporanei e transitori che dovrebbero attenuarsi man mano che l'economia mondiale recupera il terreno perduto, e quanto dell'aumento durerà e si diffonderà ad altri settori.
In molti mercati, i fattori che spingono al rialzo i prezzi appaiono fugaci. La riapertura economica è stata irregolare su scala globale. Le scorte di magazzino si sono esaurite, portando a grandi ordini di rifornimento e mettendo premi sulle consegne a breve termine delle materie prime, molto alti. Le linee di fornitura si sono intasate, creando pericolosi scenari di scarsità e aggiungendo così costi che vengono trasferiti ai consumatori. Alcuni degli aumenti di prezzo sembrano netti, ma hanno appena completato la ripresa dal panico pandemico del mercato della scorsa primavera. E adesso per gli investitori come conviene agire? In questo breve video, alcuni spunti dedicati al settore delle materie prime.