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Oro e greggio cercano appoggio nella settimana preelettorale USA 

Pubblicato 26.10.2020, 13:47
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Considerate tutte le questioni in ballo nell’ultima settimana prima delle elezioni presidenziali, l’avversione al rischio (o meglio, la cautela) regna sui mercati, spingendo i trader a cercare rifugio in quell’asset in cui si stanno sentendo sicuri fin dall’estate: il dollaro.

La Casa Bianca e Capitol Hill venerdì hanno confermato quanto il mercato dell’oro sospettava da settimane: non ci sarà un accordo su uno stimolo per il COVID-19 prima delle elezioni del 3 novembre. Tuttavia, i trader dell’oro avevano fatto finta di niente mentre il governo Trump ed il Congresso blateravano per quasi un mese circa un possibile accordo sugli aiuti.

Il dollaro entra in gioco con la Presidenza USA in palio

Passata questa incertezza (anche se ne restano molte altre, come l’eventualità che Joe Biden riesca a strappare la presidenza a Donald Trump), i macro trader hanno iniziato a puntare dritti al dollaro.

L’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro sei principali valute, sale dello 0,2% a 92,94 negli scambi dell’ora di pranzo di questo lunedì in Asia, la sua seconda seduta positiva in sette giorni.

Dollar Index Daily

Grafico giornaliero indice del dollaro

La forza del dollaro ha pesato sull’oro, spingendolo al di sotto del livello rialzista chiave di 1.900 dollari l’oncia.

I future dell’oro USA con consegna a dicembre hanno segnato il minimo della seduta di 1.892,60 dollari, giù dello 0,3%. Ma qualcuno si dice certo di una ripresa nel corso della giornata (e magari anche di un rally più in là nella settimana) nelle speculazioni di una vittoria di Biden e di trattative post-elettorali sullo stimolo per il COVID-19.

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Gold Daily

Grafico giornaliero oro

Desmond Leong di AxiCorp spiega:

“L’USD ha tratto considerevole vantaggio dalla politica del Presidente Trump di un aggressivo stimolo fiscale nella nazione e del protezionismo commerciale all’estero. E questa politica potrebbe finire nel caso di elezione di un presidente Democratico”.

“In effetti, se il candidato Democratico Joe Biden dovesse vincere, potremmo aspettarci maggiori accordi commerciali bilaterali favorevoli, insieme a politiche protezionistiche meno aggressive, soprattutto contro gli alleati NATO in Europa, il che potrebbe promuovere ulteriore debolezza dell’USD”.

E, a prescindere da chi vincerà le elezioni, gli analisti sono inoltre certi che un pacchetto di aiuti debba essere approvato il prima possibile.

Prossima attenzione: stimolo post-elezioni

E questo stimolo - privo di politiche elettorali - potrebbe essere enorme. L’attenzione sta tornando sul crescente costo finanziario della pandemia e su cosa potrebbe essere necessario per cominciare ad inviare di nuovo gli assegni agli americani disoccupati, per mantenere finanziate le piccole e medie imprese e per far restare assunti migliaia di lavoratori delle compagnie aeree e di altri settori. Nessuno ha idea di quale potrebbe essere la cifra. Ma non sarebbe sbagliato pensare che sarà pari o superiore agli originali 3 mila miliardi di dollari sborsati tramite gli aiuti combinati tra marzo ed aprile.

Adam Button, a capo delle analisi sulle valute di Forex Live, ha scritto in un post di venerdì:

“La storia dimostra che quasi tutti i governi che hanno dovuto gestire l’instabilità hanno fatto la stessa cosa: Spendere soldi”.

Sebbene i titoli azionari probabilmente vedranno un’impennata non appena si avranno i dettagli dello stimolo, sul fronte delle materie prime la situazione dell’oro è particolarmente “opprimente”, scrive Button.

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“Ci troviamo ancora ad un livello stagionalmente debole ma, se dovesse esserci della debolezza a novembre, sarà il momento di comprare”, ha aggiunto Button, riferendosi all’incapacità del metallo giallo di superare il livello chiave di 1.950 dollari l’oncia il mese scorso.

“Altrimenti, comprare a dicembre a qualsiasi prezzo. Voglio dire: a qualcuno questo sembra un apice? Sembra pronto ad esplodere”.

I trader seguiranno da vicino i dati sul PIL USA del terzo trimestre, attesi per giovedì, per valutare la ripresa dal tonfo record del 31,4% del secondo trimestre. Le previsioni indicano una crescita altrettanto robusta del 31,9% a giugno. Se il dato dovesse deludere, il dollaro quasi certamente crollerà, spingendo su l’oro.

Incertezza nell’OPEC e COVID-19 pesano sulle prospettive per il greggio

Sul fronte del greggio, i giochetti psicologici dell’OPEC pesano sul sentimento. A luglio, il gruppo ha annunciato riduzioni dei tagli alla produzione, prima che cominciasse un costante peggioramento della domanda. Né l’Arabia Saudita, a capo del gruppo, né la Russia, il suo maggiore alleato, hanno chiarito se i cambiamenti sono stati annullati o semplicemente rinviati fino a fine anno.

Il greggio West Texas Intermediate, scambiato a New York, il riferimento dei future del greggio USA, segna un crollo di 71 centesimi o dell’1,8%, a 39,14 dollari al barile. La scorsa settimana, era crollato del 2,5%.

Il Brent scambiato a Londra, il riferimento globale, registra un crollo di 69 centesimi, o dell’1,6%, a 41,38 dollari. La scorsa settimana, il Brent ha segnato un tonfo del 2,7%.

A peggiorare le prospettive cupe per il greggio contribuisce l’impennata negli USA dei contagi da coronavirus nel fine settimana, con il numero di casi che ha raggiunto un nuovo record giornaliero di oltre 83.000. Raggiunto il picco anche in Francia, con più di 50.000 casi ieri.

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E, per quanto riguarda le scorte, Reuters riporta che la National Oil Corp. libica ha messo fine alla situazione di forza maggiore sulle esportazioni da due porti chiave venerdì ed ha reso noto che la produzione raggiungerà un milione di barili al giorno in quattro settimane, più velocemente del previsto.

“La recente impennata di casi di COVID-19 e le ulteriori limitazioni dei movimenti in alcune parti d’Europa stanno pesando sul sentimento e preoccupa l’impatto di tutto questo sulla domanda”, si legge in una nota di ING Economics. “Non aiuta il fatto che la Libia sembri stare riportando le scorte sul mercato più velocemente del previsto”.

Nota: Barani Krishnan non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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