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Un romanzo alla Georges Simenon. Colpi di scena e ricadute sulle commodity

Pubblicato 20.03.2020, 16:27

I colpi di scena ed il susseguirsi di eventi inaspettati, la velocità delle notizie, il tardo tentativo di ricomporre le tessere di un mosaico crollato a pezzi nel tempo, appaiono gli elementi predominanti di queste ultime settimane. Periodo storico senza dubbio incandescente, caratterizzato dalla speranza nel ritrovare quanto meno quegli attimi di serenità tali da riuscire a superare con meno affanni i percorsi irti di ostacoli.

Panic selling di tutte le valute contro il dollaro, vendite sui mercati per limitare i danni rispetto a quotazioni in caduta libera, petrolio crollato ai livelli del febbraio del 2002. Una vera e propria continua suspanse, quasi da far impallidire i memorabili ed innumerevoli romanzi e gialli di Geroges Simenon, uno dei più grandi scrittori del secolo scorso. E’ un pò come leggere l’autore belga che, sin da giovane, ha saputo catturare la curiosità del lettore.

Attualmente, si può approfittare dei rimbalzi ma allo stesso tempo è necessario porre l'attenzione massima poiché segnali operativi chiari ancora non se ne vedono. A tal proposito, ricordo il vano tentativo del direttore del Consiglio economico nazionale, Larry Kudlow, il quale ha cercato di alleggerire le prime negatività subite a Wall Street mettendola sulla opportunità di acquisto dai ribassi, soprattutto per gli investitori di lungo periodo. Questo accadeva quando l’indice S&P 500 era ancora poco sopra i 3000 punti.

La grande liquidità ha contribuito a spingere i mercati ai massimi storici, attirando anche i deboli di cuore e coloro i quali salgono pian piano i gradini di una scala traballante, pur avendone paura dell’altezza.

Siamo davvero certi che il mercato ha toccato il minimo ? Risposta davvero difficile da definire. Le aziende come saranno messe alla riapertura dei battenti ? In che termini sarà il fatturato e l’utile delle stesse ?

Il quadro risulta decisamente a tinte fosche. Un fattore predominante, al netto dei dati macro pubblicati in settimana, stimola una riflessione. Siamo dinanzi ad una vera e propria crisi di un sistema globalizzato che in realtà ha pensato di aprirsi ma si ritrova sostanzialmente accartocciato su se stesso.

Latouche o Ritzer, per citare un esempio, da sempre hanno sostenuto come il processo di globalizzazione fosse, per certi aspetti, squilibrato a favore dell’occidente. Si ha la netta sensazione di come le decisioni siano ormai appannaggio solo ed esclusivamente di una "ratio utilitaristica", con tutte le conseguenze che al giorno d'oggi la comunità è costretta a subire.

L’esempio europeo è lampante. Nel tempo il Vecchio Continente ha offerto segnali di debolezza e disorientamento, lontano dal pensiero di Winston Churcill quando nel suo discorso all'Università di Zurigo invita tutti a pensare di costruire gli Stati Uniti d'Europa, al fine di dare una nuova rotta alla disgregazione subita dalla guerra, fino ad arrivare allo stesso Bettino Craxi che sin da subito individuò la debolezza dell'Europa, in relazione ai parametri dettati a Maastricht, affermando che "nella migliore delle ipotesi l'Europa sarà un limbo.” Senza andare a scomodare la visione thatcheriane entrata nei testi di storia per la sua durezza e fermezza.

Lo scenario che accompagna il nostro tempo, le dinamiche partite da un territorio che sta cercando soprattutto sotto la guida di Xi Jinping di aprirsi ad una visione internazionale, con tutte le difficoltà che si intrecciano ad una mentalità consolidatasi anche dal pensiero di Deng Xiaoping, pongono al centro dell’attenzione i nuovi assetti sociali ed economici che si vanno e si andranno a delineare.

Fatta questa riflessione, continuo a monitorare le materie prime attenzione in queste settimane, partendo dal petrolio. Siamo passati dal meeting di Vienna dove l’innescarsi della guerra dei prezzi ha letteralmente fatto chiudere a riccio sauditi e russi, privilegiando le proprie prese di posizione, superando quella sorta di periodo di tregua stabilita nel recentissimo passato per limitare la produzione e sostenere i prezzi. E pensare che i russi furono storicamente i primi a riconoscere nel 1926 l'indipendenza dell'Arabia Saudita. Tuttavia, una sintonia tra i due Paesi, non troppo velata, nel riuscire a spazzare via molte società shale a stelle e strisce resta senza timori di smentita una delle numerose conseguenze dell'estenuante braccio di ferro. Non bisogna sottovalutare un aspetto. Tale modalità produttiva ha reso gli Stati Uniti i maggiori produttori mondiali di petrolio. Dopo più di mezzo secolo la macchina estrattiva statunitense è riuscita a centrare un surplus di ben 89 mila barili al giorno, diventando esportatore netto.

Le previsioni sulla domanda di petrolio per l’anno in corso continuano ad essere aggiornate. Tale situazione sta rendendo vita difficile allo shale oil americano, così come per diverse aziende del comparto petrolifero in Canada. I prezzi così bassi non garantiscono i profitti attesi. Il fattore Cina resta l’elemento predominante. Al netto dei rimbalzi, è necessario che ci siano dei segnali concreti di ripresa, senza trascurare i rapporti e le scelte di Arabia Saudita e Russia. Difficile prendere delle posizioni nette e convinte. Sul grafico orario, il prezzo a 28,35 dollari rappresenta una resistenza che può dare l'avvio ad un rimbalzo, chiaramente, a mio avviso, sempre nel breve periodo poichè anch'esso può risultare ingannevole.

Larry Williams ha sempre affermato che “avere successo in questo lavoro non significa centrare uno o due trade vincenti. Non si fa carriera con qualche colpo di fortuna. Le fondamenta del successo stanno nel riuscire a fare la cosa giusta il più spesso possibile, senza partire per la tangente, senza lasciarsi abbattere dai trade di perdita e senza esaltarsi troppo dopo due trade vincenti consecutivi. Sono molto più interessato a ciò che può rendere questa arte una professione anziché agli ultimi due trade. Chiunque può piantare un paio di chiodi in un muro, ma questo non significa sapere costruire una casa. Per fare ciò bisogna non soltanto essere capaci: occorrono un progetto, la volontà di completare quel progetto e la capacità di presentarsi sul posto di lavoro ogni giorno e in qualunque circostanza”.

Mai come in questo particolare momento storico, con il susseguirsi di continue fibrillazioni sui mercati, le suddette parole rappresentano uno stimolo alla volontà, direi alla necessità di profondere i dovuti accorgimenti, affiancati da una corretta politca di money management, cercando di ridimensionare le esposizioni e soprattutto considerare tale professione come un qualcosa di veramente e sinceramente difficile. Nessuno può e deve improvvisarsi. I mercati rischano di schiaffeggiarti, magari quando meno te lo aspetti, magari dopo una serie di operazioni chiuse in profitto, facendoti rimanere con l'amaro in bocca.

Tornando al petrolio, il supporto individuato in area 26,36 dollari al barile è stato superato, facendo ulteriormente scendere il prezzo, raggiungendo i minimi del 2002 in area 21 dollari. A questi prezzi difficilmente, nel lungo termine, gli stessi russi e sauditi potrebbero reggere. Gli americani premono affinchè si ponga fine alla guerra dei prezzi. Inoltre, l'obiettivo di potenziare fortemente la produzione rischierebbe seriamente di far ripiombare anche oltre i 20 dollari al barile, riducendo drasticamente il prezzo.

Grafico Crude Oil

Dal punto di vista grafico, così come specificato nei precedenti articoli, il tentativo di risalita può risultare, al momento, ingannevole. Solo una tregua tra i protagonisti del meeting di Vienna potrebbe far risalire il prezzo del petrolio verso un maggiore equilibrio, riuscendo a riprendere completamente il gap down, ben visibile sul grafico, che si è configurato in occasione dell'apertura del mercato asiatico lo scorso lunedì quando il WTI è letteralmente crollato ai minimi da tre anni.

Grafico Crude Oil

Il rame riveste un ruolo decisamente importante per le numerose aziende cinesi. Nella speranza di una ripresa, la breve lateralità che avevamo evidenziato sul grafico daily è stata oltrepassata verso il basso, andando a ritestare area 2.008 del febbraio del 2016. Al momento la candela long sembra nuovamente calamitata a 2,400 che rappresenta il supporto del canale suddetto. E’ importante sottolineare che attualmente differenti aziende e società hanno drasticamente ridotto le estrazioni.

Grafico Copper

Il Natural Gas continua a soffrire, domanda bassa dopo la discesa vorticosa e decisa partita dagli inizi di novembre dello scorso anno, catapultandosi ai minimi del 2016 e più precisamente in area 1,634 dollari per milione di British Thermal Unit dei mesi di febbraio e di m marzo, continua nel tentativo di rimbalzo cercando di superare i 1,700 dollari. Importante considerare il periodo di stagionalità favorevole che sta giungendo e quindi l’avvicinarsi di temperature più calde, come quelle dei mesi estivi, che richiedono maggiore utilizzo di natural gas per tutti gli impianti industriali e non solo. Nel secondo grafico daily sottostante ho tracciato un supporto ed una resistenza da monitorare, all'interno di un canale laterale.

Grafico Natural Gas

Grafico Natural Gas

Sembra che sia terminata la brusca discesa dell’oro che a causa della necessità di liquidare le posizioni e dare maggiore ossigeno a quelle stesse che hanno reso vita difficile a tanti operatori, senza dimenticare la richiesta a molti investitori di provvedere e ripristinare i margini call, proiettando il metallo giallo ai minimi del dicembre dello scorso anno, superandoli a 1453,92 dollari. Il Gold fornisce attualmente segnali di ripresa riavvicinandosi all’area dei 1.510 dollari l’oncia. Tuttavia sempre massima attenzione ad ulteriori possibili ritracciamenti. Da monitorare il supporto sopra indicato.

Grafico Gold

La stessa vorticosa salita del Palladio che ha subito una battuta d’arresto dopo la rottura del supporto individuato a 2151,70 dollari l’oncia, è frutto del contesto delineatosi negli ultimi mesi. Domanda drasticamente ridotta a causa del contraccolpo subito in relazione anche alla vendita di autovetture (ricordiamo che il palladio è utilizzato all’interno delle marmitte catalitiche al fine di ridurre le emissioni) ed inoltre alcune notizie riguardanti la possibilità di usufruire di nuove tecnologie, per lo sviluppo ed il miglioramento delle marmitte, ha contribuito alle vendite. Leggero segnale di ripresa. Al momento della scrittura del mio approfondimento il prezzo si trova in area 1580 dollari con la possibilità di riaffacciarsi nel medio periodo nuovamente sui 2000 dollari.

Grafico Palladio

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