La società canadese, seconda al mondo nell’estrazione del metallo giallo, ha un interessante piano di diversificazione verso il rame. L’intervista a Barron’s del Ceo Bristow: “In Africa non abbiamo rivali, conosco personalmente tutti i leader politici dei Paesi dove operiamo, li posso chiamare quando voglio”.
L’azione militare di Putin spinge il metallo giallo al massimo da gennaio 2021.
La guerra e il timore della distruzione a cui nulla sfugge portano gli investitori a reazioni che hanno qualcosa di primitivo, come l’acquisto dell’oro che non dà nessun rendimento. Anche nella nostra civiltà dominata dalla tecnologia il metallo prezioso resta il migliore rifugio per i capitali, mentre il bitcoin in queste ore mostra la sua totale inadeguatezza, comportandosi alla stregua dei più volatili titoli tech. “Bitcoion” sintetizza affranto un private banker che ci aveva creduto, vedendo la criptovaluta in caduta a 35.000 dollari, con un calo del 27% dall’inizio dell’anno.
Giovedì 24 febbraio, la mattina in cui Putin ha lanciato le truppe russe all’assalto dell’Ucraina, l’oro sale dell’1,8% a 1.945 dollari l’oncia, sui massimi da gennaio 2021. Dall’inizio dell’anno il rialzo è del 6%. Solo Putin può sapere se ha ancora senso oggi correre a comprare oro: dipende da che estensione avrà la manovra militare della Russia, se c’è l’intenzione di riavviare un dialogo diplomatico o se ci stiamo avviando verso un confronto militare sempre più pericoloso.
Il Ceo di Barrick Gold: l’oro è prezioso, ma il rame è il più strategico dei metalli.
Ragionando di oro, una scelta interessante sono le azioni di Barrick Gold, società canadese secondo produttore al mondo del metallo prezioso. Dopo avere chiuso mercoledì sera a New York a 22,83 dollari Usa (il titolo è scambiato anche alla Borsa di Toronto), l’azione Barrick Gold sale nel preborsa di giovedì del 5,5% a 24,15 dollari.
Al di là delle circostanze belliche, Barrick Gold è interessante per il piano di diversificazione del Ceo Mark Bristow, manager sudafricano di 62 anni, che spinge per un allargamento dell’attività soprattutto verso l’estrazione del rame. “L’oro è prezioso, ma il rame è il più strategico dei metalli, è alla base dell’elettrificazione del mondo”, ha detto Bristow in una recente intervista a Barron’s.
Barrick Gold capitalizza 40,7 miliardi di dollari, pari a 20 volte gli utili 2022.
Attualmente il rame rappresenta il 20% dei profitti di Barrick Gold, società che ha chiuso il 2021 con ricavi pari a 11,9 miliardi di dollari, un margine operativo del 43% e un utile netto di 2 miliardi. La società capitalizza 40,7 miliardi di dollari, ovvero 20,7 volte l’utile previsto per il 2022.
Fra i 25 analisti che coprono il titolo, 20 raccomandano di comprare le azioni e la media dei target price è 26 dollari, il che implica un upside potenziale del 13%. Questo dopo che l’azione Barrick Gold ha già guadagnato il 18% nell’ultimo mese e il 23% dall’inizio dell’anno. E’ interessante notare che il rialzo messo a segno dal primo gennaio a oggi è il doppio di quello del principale concorrente, l’americana Newmont, numero uno al mondo del metallo giallo.
Il Ceo: grazie alle relazioni, abbiamo un vantaggio competitivo in Africa
Il piano di Bristow è di crescere nell’estrazione del rame acquistando asset che sono in località geografiche di difficile accesso per i concorrenti. Con questa logica Barrick Gold gestisce una miniera di rame in Zambia e una grande miniera d’oro nella Repubblica democratica del Congo. “Queste sono aree dove noi abbiamo un vantaggio competitivo sulle altre imprese occidentali che spesso hanno paura ad entrare in questi Paesi. Al contrario, noi in Africa ci troviamo bene”.
Nel 2021 Barrick Gold ha prodotto 4,4 milioni di once di oro e punta a una produzione di 4,8 milioni entro il 2030. La rivale Newmont produce attualmente 6 milioni di once.
La regola di Barrick: sempre manodopera e manager locali.
La politica di Barrick Gold, ha spiegato Bristow, è di avere sempre nei vari impianti manodopera e manager locali. “Odio l’idea di fare arrivare manager stranieri per gestire le miniere”. Nella grande miniera d’oro che Barrick possiede in Mali, tutti i manager sono maliani. Per gestire un’attività mineraria, spiega il Ceo, è indispensabile avere forti legami con i leader politici locali: “In ogni Paese in cui operiamo, ad eccezione degli Stati Uniti, conosco personalmente il leader politico e posso tranquillamente alzare il telefono per parlargli o mandargli una mail o un WhatsApp, e loro mi rispondono”.