Il greggio ha esteso le perdite in Asia per effetto dell’aumento delle scorte negli USA. Il parametro di riferimento USA, il West Texas Intermediate, ha ceduto più del 2,5%, scendendo a 41,25 USD al barile perché negli USA le scorte hanno registrato un aumento pari a 6,6 milioni di barili, rispetto al milione in più previsto dal mercato. Analogamente, il parametro internazionale, il greggio Brent, ha ceduto il 3% scendendo a 43,60 USD. Ciò nonostante, il prezzo ha trovato un forte supporto a 43,39 USD (media mobile a 200 giorni). Nei prossimi giorni, la pressione ad acquistare greggio dovrebbe rimanere contenuta perché gli operatori scontano un potenziale accordo fra i maggiori produttori su un congelamento della produzione alla riunione di Doha del 17 aprile.
Durante la seduta asiatica, il dollaro neozelandese ha subito un forte colpo, gli operatori si preparano, infatti, a dati deludenti sull’inflazione in arrivo nel pomeriggio dagli USA. Inoltre, la reazione del mercato alla diffusione del deludente PMI manifatturiero neozelandese di marzo è stata tiepida. L’indice sul manifatturiero elaborato da BusinessNZ è sceso a 54,7 punti rispetto alla cifra, rivista al ribasso, pari a 55,9 punti del mese precedente, attestandosi ai minimi da cinque mesi. L’indice riferito all’occupazione è rimasto sotto la soglia dei 50 punti, il che indica una contrazione, mentre tutte le altre componenti, pur in calo, sono rimaste sopra la soglia dei 50 punti, ciò indica che il settore dovrà far fronte a una crescita più lenta.
La coppia NZD/USD ha raggiunto quota 0,6826 a Wellington, un calo infragiornaliero dell’1,25%. Dal punto di vista tecnico, la coppia non ha avuto la forza sufficiente per sfondare la resistenza chiava a 0,70 USD (50% di Fibonacci da marzo 2009 a luglio 2011, massimo di fine marzo), facendo registrare un doppio massimo. Alla luce dell’evidente impostazione accomodante della RBNZ e dell’affievolirsi della domanda globale di beni neozelandesi, ci aspettiamo che il kiwi (NZD) continui a scendere, il prossimo obiettivo è il livello a 0,66.
Dopo una fase di stabilizzazione, la coppia GBP/USD ha iniziato a invertire i guadagni della scorsa settimana, perché torna a farsi sentire la negatività. La sterlina ha ceduto lo 0,58% contro l’USD a Tokyo, mentre l’USD acquisiva slancio. Oggi pomeriggio sarà resa nota la decisione della BoE sul tasso, che però sarà sicuramente un non-evento perché la banca centrale rimarrà defilata in vista del voto sulla Brexit in programma a giugno. La coppia GBP/USD sta per testare il minimo della fascia a un mese intorno a 1,40. L’inclinazione rimane ribassista, il prossimo supporto giace a 1,3836 (minimo 29 febbraio).
Sul mercato azionario, giovedì i titoli asiatici hanno proseguito il loro rally sulla falsariga positiva di Wall Street. Fra quelle asiatiche, le piazze giapponesi hanno fatto registrare i rialzi maggiori, con il Nikkei in rialzo del 3,23% e il più ampio indice Topix lievitato del 2,92%. Altrove, l’azionario ha tratto vantaggio dagli umori ottimisti, con il Composite di Shanghai in rialzo dello 0,41%, i titoli australiani balzati dell’1,27% e il Kospi sudcoreano in rialzo dell’1,75%.
Oggi gli operatori monitoreranno i prezzi alla produzione e all’importazione in Svizzera; l’IPC in Italia e nell’Eurozona; la decisione sul tasso della BoE nel Regno Unito; le domande iniziali di disoccupazione, l’IPC e il discorso di Lockhart (Fed) negli USA.