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Sia per cattive abitudini finanziarie che per la miriade di informazioni che vengono quotidianamente diffuse, in particolare ora che anche le obbligazioni offrono rendimenti positivi, si sentono troppo spesso domande del tipo: "Conviene investire nei BTP?", "È il momento di puntare sulle obbligazioni? “Conviene investire in azioni della società "X"?, "È di nuovo il momento dei titoli tecnologici?".
Il titolo che ho utilizzato è volutamente provocatorio: non dirò se conviene o meno investire in BTP, semplicemente perché la risposta è sempre e solo una: DIPENDE.
Ebbene sì, questo tipo di domande non fa altro che ridurre il processo di investimento a una mera "selezione dei cavalli vincenti" e quindi a nulla di così diverso dalle scommesse. In effetti nessuno è in grado di prevedere il futuro, tantomeno l’andamento dei mercati nel breve periodo. Non a caso Michael Burry , conosciuto come colui che anticipó la grande crisi del 2008 (per intenderci, il protagonista del film "Big Short") si è recentemente scusato su Twitter per aver sbagliato la sua previsione circa il ribasso dei mercati.
È un incompetente? Evidentemente no, parliamo di uno dei gestori più importanti di hedge fund.
La verità è che l’idea di riuscire ad anticipare un trend di mercato o quali titoli performeranno maggiormente è affascinante anche agli occhi dei più navigati del settore finanziario.
Tuttavia, spesso ai più sfugge un dettaglio: se i mercati hanno un boom o un boost è proprio perché un certo dato o più dati hanno battuto o deluso le aspettative degli operatori di mercato stessi.
Ecco, quindi, che la natura dei mercati è insita nelle sorprese di breve periodo che danno uno slancio al trend di breve, sia esso rialzista o ribassista.
Ma allora, quali sono le domande più giuste da porsi quando si vuole intraprendere un percorso di investimento?
Eccone alcune: "Quali sono i miei obiettivi e in quanto tempo voglio realizzarli?"; "In che modo posso costruire un portafoglio ad hoc per i miei obiettivi?”; " Riesco a gestire emotivamente le oscillazioni del mio portafoglio?"; "Alla luce dei miei obiettivi e del mix strategico di asset class, questo strumento finanziario può avere senso nel mio portafoglio?”.
Esatto, come avrai notato non c’è alcun tipo di riferimento alla "convenienza" di uno strumento, ragionamento tipico di quando al supermercato scegliamo il prodotto che conviene di più per qualità e prezzo, con la semplice differenza che al supermercato non dobbiamo decidere l’iter finanziario che potenzialmente proseguiremo per tutta la vita.
Attenzione! Il termine iter (dal latino = percorso) non è casuale, in quanto si riferisce ad un vero e proprio cammino che permetta di condurre alla propria tranquillità finanziaria. In un percorso anche chi parte con poco può raggiungere risultati entusiasmanti.
Il comune denominatore tra i più importanti esponenti del settore finanziario è l’investimento nel tempo e nella diversificazione.
Ma cosa vuol dire investimento nel tempo?
L’affermazione di cui sopra è meno banale di quel che si crede. La peculiarità dei mercati finanziari consiste nella loro capacità di attivare il meccanismo dell’interesse composto: interessi generati su altri interessi, meccanismo che si dice Einstein abbia definito “l’ottava meraviglia del mondo”.
Il discorso in questione vale se si crea un piano di investimento a medio-lungo termine e si dà il tempo fisiologico al mercato di creare ricchezza.
Va da sè, dunque, che “saltare " da uno o più titoli finanziari ad altri cercando di guadagnare dal trend di breve,medio o lungo periodo degli stessi, non consente ai mercati di svolgere il loro ruolo di generatori e allo stesso tempo catalizzatori del rendimento finanziario di lungo periodo.
In effetti, investire e disinvestire continuamente smorza il meccanismo dell’interesse composto a causa dell’interruzione temporale del processo di investimento e del pagamento continuo di imposte sulle eventuali plusvalenze che ridimensionano la base finanziaria che deve generare rendimento.
Quanto alla mancata diversificazione, anche scegliere singoli titoli con la convinzione di generare un extrarendimento rispetto al mercato è una scelta poco saggia per il risparmiatore, considerato il rischio specifico a cui è esposto e l’asimmetria informativa che inevitabilmente è presente tra lo stesso risparmiatore e gli operatori professionisti del mercato.
Ma, ancora una volta, è la base di partenza ad essere difettosa: "Per quale motivo io investitore dovrei voler battere il mercato se i miei obiettivi richiedono rendimenti in linea o al di sotto del mercato stesso? Sono sicuro di riuscire a sopportare le pesanti oscillazioni di portafoglio derivanti dalla concentrazione dell’investimento in singoli titoli senza correre a chiudere in perdita o in parità le mie posizioni?"
L’esigenza di battere il mercato nel breve e nel lungo periodo è dei fondi di investimento che dispongono di tecnologie all’avanguardia, ma il loro lavoro non ha nulla a che vedere con la realizzazione di un piano finanziario per il raggiungimento di obiettivi di vita nel medio lungo periodo.
La selezione del "cavallo vincente" per l’investitore retail non ha nulla a che vedere con l’utilizzo efficiente e razionale dei mercati finanziari che, se ben utilizzati, offrono l’opportunità di migliorare la propria vita.
Ecco dunque i 4 pilastri su cui ogni investitore dovrebbe fare affidamento:
1. obiettivi;
2. diversificazione per macro e micro asset class;
3. diversificazione per obiettivi e orizzonti temporali;
4. strumenti finanziari diversificati;
5. tempo.