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Cresce la voglia di correzione?

Pubblicato 04.09.2024, 08:13
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Cresce la voglia di correzione? I mercati azionari hanno chiuso la seduta di ieri in calo, sui minimi della giornata. Si è trattato del primo calo significativo da circa due settimane, riaprendo il dibattito tra gli operatori su una possibile correzione del mercato. I titoli industriali si sono confermati i migliori performer, mentre le banche hanno chiuso in deciso ribasso. Questo movimento segue la chiusura mista e generalmente piatta di lunedì, caratterizzata da bassa liquidità a causa della chiusura dei mercati negli Stati Uniti e in Canada. Anche i mercati azionari statunitensi si sono mossi in territorio negativo, con l'S&P che ha perso oltre l’1%. Questo movimento è in controtendenza rispetto al rialzo di venerdì scorso, quando sia l'S&P che il Nasdaq erano cresciuti di oltre l'1%, grazie alla forza dei "Magnifici 7". In contrasto, i titoli di Stato hanno registrato un rialzo, con il rendimento del decennale statunitense in calo di 7 punti base al 3,83% e il Bund in ribasso di 6 punti base al 2,27%. Continua a calare il petrolio, che tocca i minimi da diversi mesi e si avvicina alla soglia dei 70 dollari al barile. Gli operatori vedono la stagionalità come uno dei principali fattori di negatività e rischio per le azioni, poiché settembre è storicamente uno dei mesi peggiori per le Borse.
 
Focus sui Dati USA e Politica Monetaria

Con il ritorno degli Stati Uniti dalle festività, investitori e Federal Reserve monitorano attentamente le condizioni macroeconomiche in vista di un possibile allentamento della politica monetaria alla riunione del 17 settembre, preceduta da quella della BCE il 12 settembre. Le aspettative di un taglio di 50 punti base nei tassi per settembre sono state ridimensionate, stabilizzando il dollaro dopo due mesi di declino.
Questa settimana, l'attenzione si concentra sui dati sui salari non agricoli (NFP) di venerdì. Le previsioni indicano una crescita dell’occupazione e un leggero calo del tasso di disoccupazione. Questi dati macro potrebbero influire sull’orientamento della Fed, che continua a basare le sue decisioni sui dati economici. Gli analisti di JP Morgan (NYSE:JPM) hanno pubblicato un report in cui segnalano un sentiment debole, indicatori di posizionamento poco attraenti e crescente incertezza politica e geopolitica, che potrebbe influire negativamente sulle Borse globali. JP Morgan raccomanda un approccio cauto nelle prossime settimane, con una preferenza per asset meno volatili e un attento monitoraggio degli sviluppi macroeconomici.

Prudenza ma non Troppo

Anche altre case d'investimento, oltre a JP Morgan, invitano a riflettere sul peso degli asset rischiosi nei portafogli. Secondo Vladimir Oleinikov, Senior Quantitative Analyst di Generali (BIT:GASI) Investments, l’elevato posizionamento degli investitori in asset rischiosi dopo un rally di quasi due anni ha amplificato il cambio di sentiment iniziato ad agosto, con la diffusione di dati macroeconomici che indicano l’arrivo di una possibile recessione negli Stati Uniti. Nell'Eurozona, sono emersi dubbi sulla sostenibilità della ripresa economica, in particolare dopo i dati deludenti sull'economia tedesca e alcuni indici PMI sotto le attese. Tuttavia, dal minimo del 5 agosto, i mercati azionari hanno registrato un rimbalzo dell'8%, superando leggermente i livelli precedenti alla crisi. Questo recupero è stato supportato da dati che suggeriscono un possibile atterraggio morbido per l’economia statunitense, riducendo i timori di recessione. Le banche centrali hanno adottato un approccio più accomodante, con dichiarazioni fiduciose sul raggiungimento degli obiettivi di inflazione. Questo ha portato i mercati a scontare tagli dei tassi rapidi in autunno. Il mercato prevede quattro riduzioni della Fed da 25 punti base ciascuna entro fine anno, mentre Generali Investments ne stima tre. Oleinikov conclude che, nonostante l’incertezza globale, la crescita economica dovrebbe rimanere moderata, con rischi di recessione limitati negli Stati Uniti. Questo contesto, insieme a un allentamento delle condizioni monetarie, giustifica un posizionamento prudente ma sovrappesato su asset rischiosi.
 

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