Avvio di settimana all’insegna della debolezza in Asia. A febbraio le esportazioni cinesi sono calate del 18,1%, per la prima volta dal 2012 la bilancia commerciale è risultata negativa (-22,99 mld USD da 31,86 mld USD). L’Hang Seng e il Composite di Shanghai cedono rispettivamente l’1,81% e il 2,86% (mentre scriviamo), i timori generati dalla fragilità dell’economia cinese hanno interessato anche le piazze azionarie dei paesi emergenti in Asia e le valute oceaniane.
L’AUD è stato venduto dopo i dati commerciali deboli in Cina, l’AUD/USD è sceso a 0,9023. Gli indicatori di trend e momentum rimarranno marginalmente rialzisti in caso di chiusura giornaliera superiore a 0,8968. La prima linea di supporto si trova a 0,9002 (media mobile a 21 giorni). La coppia AUD/NZD viene offerta sotto le medie mobili a 21 e 50 giorni (1,0752/74). L’impostazione è chiaramente ribassista. Il supporto di breve termine si trova a 1,0628 (minimo di marzo), il supporto chiave rimane a 1,0493 (minimo di gennaio).
In Giappone, il Nikkei 225 ha ceduto l’1,01% dopo che la crescita del PIL nel quarto semestre è scesa allo 0,7% dall’1,0% t/t su base annua. Le spese di consumatori e imprese sono aumentate a un ritmo più lento nel quarto trimestre, il deflatore del PIL è rimasto debole (-0,3% rispetto al -0,4% precedente). I cross con lo JPY hanno avuto un andamento contrastato a Tokio. La coppia USD/JPY ha aperto in gap a 102,77 (rispetto alla chiusura di venerdì a 103,28) e non è riuscita a superare la media mobile a 21 giorni (attualmente a 103,34). Dal punto di vista tecnico, gli indicatori di momentum sono nettamente positivi. Gli ordini d’acquisto per le opzioni in scadenza oggi si susseguono sopra 102,50/103,00/103,50 e 104,00.
Venerdì l’EUR/USD è schizzato a 1,3915 (massimo da ottobre 2011) dopo il dato sorprendente sulla produzione industriale tedesca, ma poi ha ceduto tutti i guadagni sull’onda dell’aumento, di gran lunga superiore alle attese, del dato USA sulle buste paga non agricole di febbraio. Il mancato intervento della BCE ha rafforzato il trend rialzista in formazione dal primo febbraio. Gli ordini d’acquisto per le opzioni si susseguono sopra 1,3825, gli occhi sono puntati su 1,4000.
Il cable rimane all’interno di fasce, gli indicatori di trend e momentum risultano marginalmente rialzisti. L’indice MACD (a 12-26 giorni) rimarrà in territorio positivo in caso di chiusura giornaliera superiore a 1,6741. Gli ordini per le opzioni in scadenza oggi saranno attivati sopra 1,6775, sotto 1,6700 ci sono le offerte. Il supporto chiave di breve termine si trova a 1,6660 (media mobile a 21 giorni).
Stando ai dati sull’occupazione diffusi venerdì negli USA, a febbraio l’economia ha creato 175.000 posti di lavoro nei settori non agricoli, a fronte dei 149.000 previsti (e dei 113.000 di gennaio). Di riflesso, l’USD ha compiuto un rally generalizzato; i rendimenti dei decennali americani sono balzati dal 2,7246% al 2,8188%. L’USD/CAD ha guadagnato una figura dopo che, inaspettatamente, in Canada sono stati eliminati 7.000 posti di lavoro. All’apertura dei mercati europei, la coppia USD/CAD è salita fino a 1,1124. Secondo noi, le pressioni al rialzo persisteranno in caso di chiusura giornaliera superiore alle media mobile a 21 giorni (attualmente a 1,1051), la resistenza chiave si trova a 1,1224/36 (massimo 31 gennaio / 50,0% di Fibonacci sul calo in atto dal 2009 al 2011).
Questo lunedì gli operatori monitoreranno i dati riferiti a: produzione industriale m/m e a/a di gennaio in Spagna e Italia; vendite al dettaglio m/m di gennaio in Svizzera; IPC m/m e a/a in Norvegia; nuovi cantieri residenziali di febbraio in Canada.